Chiesa indonesiana: la legge anti-pornografia minaccia l’unità nazionale di Mathias Hariyadi
Le Commissioni di Giustizia e pace e dei laici si schierano contro l’approvazione della normativa, che favorisce “divisioni” e “conflitti etnici”. Essa nasconde il tentativo di introdurre la Sharia, trasformando il Paese sul modello dell’Arabia Saudita. Un progetto osteggiato da classe media ed elite culturale.
La nuova legge sulla pornografia – come denunciato da ambienti culturali, religiosi e artistici – con il pretesto di introdurre una “moralizzazione dei costumi” e una “regolamentazione dei programmi e delle pubblicazioni” a sfondo sessuale, in realtà finirebbe per distruggere “l’unità nazionale”, cancellare le “differenze culturali e religiose” e, soprattutto, introdurre la sharia – la legge islamica – nel Paese.
Il comunicato delle commissioni episcopali, firmato da p. John Edy Purwanto e p. Edy Sanasi Osc, rispettivamente segretario della Commissione per i laici e della Commissione di giustizia e pace, esprime “profonda preoccupazione” e sottolinea la “sfida”attraversata dalla nazione, chiamata a compiere un passo decisivo nel “cammino verso la democrazia”. “La disgregazione sociale e la violenza settaria, favoriti dall’introduzione della legge anti-pornografia – sono entrambe in contraddizione con il concetto di democrazia”. “La legge – continua il comunicato – è lontana dallo spirito con il quale è stata scritta la Costituzione, che invita alla pluralità e tutela ogni minoranza in ogni angolo del Paese”. I firmatari concludono dicendo che “va bloccata ogni mossa che miri a fare approvare la normativa” e, al contempo, va avviato “un dibattito approfondito” per capirne i punti controversi partendo da “punti di vista diversi”.
Critiche alla legge piovono anche dall’intellighenzia del Paese, che bocciano il tentativo di fare passare la legge durante il Ramadan “un atto di mera pornografia”, puntando sulla scarsa attenzione
Il docente di etica e filosofia critica infine il commento di un esponente
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