Saturday, 31 October 2009

President Yudhoyono and anti-corruption commission on a collision course

09/23/2009 18:12
INDONESIA

by Mathias Hariyadi
Top officials in Indonesia’s Komisi Pemberantasan Korupsi (KPK) are investigated for bribery and favouring some business people. Yudhoyono is prepared to replace them with new officials, but criticism rises from within the Commission.

Jakarta (AsiaNews) Indonesian President Susilo Bambang Yudhoyono (pictured) and the Indonesian Corruption Eradication Commission (Komisi Pemberantasan Korupsi or KPK) are again at loggerheads. The president’s decision to appoint new leaders to the KPK re-ignited the dispute, which began in May.

According to sources in the presidency, Yudhoyono has already signed the papers, appointing the new chiefs. The posts that are now being filled had been vacant for quite some time. But many are grumbling inside the Commission.

For a number of KPK officials, the president is trying to stuff the body with ‘yes men’, beholden to him, and that this would hurt the Commission’s credibility

Last Monday, two long-standing KPK deputy chiefs, Bibit Samad Rianto and Chandra M. Hamzah, were suspended on suspicions of taking bribes.

They now join the list of officials and businessmen recently involved in a number of bribery cases that touched the Commission.

Once stellar, the KPK’s reputation has sunk low, starting in May when its chief, Antasari Azhar, was jailed for his role in the murder of businessman Nazruddin Zulkarnaen (see “Anti-corruption commission chief jailed on murder charges,” by Mathias Hariyadi, AsiaNews, 5 May 2009).

According to police, the murder was a crime of passion, but for Azhar’s defence lawyers, the former KPK chief is being scapegoated for scaring people in high places with his inquiries.

The same goes for Bibit Samad Rianto and Chandra M. Hamzah who are accused of corruption, and who claim they are victims of a conspiracy.

The lawyers for the two former deputy chiefs want a stop to KPK appointments until a final verdict is issued in their clients’ case.

In the meantime, Yudhoyono’s detractors accuse him of acting only to cover up scandals involving high-level politicians and people from his entourage.

The most controversial case involves the former deputy director of the Central Bank of Indonesia, Aulia Pohan.

The KPK had brought charges against him in a corruption case involving his bank, with the media and the opposition pointing out that he is the president’s son-in-law.

La corruzione nelle carceri vanifica la lotta al terrorismo islamico

23/11/2007 10:45
INDONESIA

di Mathias Hariyadi
Secondo un rapporto dell’International Crisis Group, la dilagante corruzione tra il personale delle prigioni indonesiane permette ai militanti islamici della JI di continuare a fare proseliti e gestire i loro traffici anche da dietro le sbarre. Appello al governo per un’ampia riforma del sistema carcerario.

Jakarta (AsiaNews) – La dilagante corruzione che regna nelle carceri indonesiane vanifica i risultati del governo nella lotta al terrorismo islamico. Secondo un recente rapporto del gruppo di studio International Crisis Group (ICG), i detenuti appartenenti alla Jemaah Islamiah (JI) - formazione operativa nel sud-est asiatico e presumibilmente legata ad al Qaeda – continuano a gestire operazioni terroristiche, a fomentare l’estremismo e a fare proseliti anche da dietro le sbarre. L’ICG paragona, ad esempio, la prigione Cipinang, la più grande di Jakarta est, ad un “hotel”; dove con una “mazzetta” agli agenti, si può disporre di tutti i comfort necessari. Una sorta di “piccole libertà provvisorie”.
“Il fenomeno – spiega ad AsiaNews Sidney Jones, direttrice dell’ICG – era già noto nel campo del narcotraffico: è stato scoperto che numerosi boss della droga riescono a mantenere le fila dei loro interessi anche dalle celle di massima sicurezza. Questo è possibile perché in Indonesia vige un sistema per cui con soldi e potere si può acquistare ogni cosa”.
Tutto parte dalla corruzione tra il personale amministrativo delle carceri, che “in cambio di denaro concede alcuni privilegi a determinati prigionieri”, denuncia la Jones. Questo, si sottolinea nel rapporto, compromette i cosiddetti programmi di “de-radicalizzazione” tra le cellule terroristiche, portati avanti con discreto successo dal governo. La polizia, cioè, utilizza ex detenuti come “agenti di cambio”, persone che tornate nei rispettivi gruppi ne persuadono i membri ad assumere posizioni più moderate. Ad esempio tra molti detenuti ex terroristi nel Paese si è diffusa la convinzione che far esplodere bombe contro obiettivi civili, come nel caso di Bali, sia ingiusto e non c’entri nulla con il jihad. Molti si dimostrano disponibili a collaborare con la polizia, anche perché le autorità garantiscono in cambio per le loro famiglie un aiuto economico.
Per i terroristi detenuti, inoltre, secondini e responsabili delle carceri corrotti rappresentano la conferma che i funzionari governativi sono anti-islamici e quindi vanno combattuti. La Jones parla di fenomeno “preoccupante” e nel suo studio l’ICG invita Jakarta a potenziare i corsi di preparazione del personale carcerario e a stanziare fondi per il controllo della corruzione, In particolare nelle prigioni della capitale, di Surabaya, Medan, Bandung, Semarang, Bali e Makassar. L’International Crisis Group, infine, invita il governo ad un’ampia riforma del sistema carcerario senza la quale la lotta al fondamentalismo nel Paese rischia di incassare successi solo parziali.
In Indonesia al momento sono circa 170 i detenuti per legami con il terrorismo islamico, di questi meno della metà sono membri della JI.

Identificati gli attentatori all'ambasciata australiana

16/09/2004 11:14
Indonesia
di Mathias Hariyadi

Minacce anche a una scuola cattolica. Il terrorista pentito Ali Imron: "Fermate la violenza, è contraria all'ìslam"

Jakarta (AsiaNews) – Hanno un nome gli autori materiali dell'attentato all'ambasciata australiana a Jakarta, avvenuto una settimana fa. Si tratta di Hasan Nur Sodiq e Jabir, noto con il soprannome di Nanang. La polizia sta indagando se questi 2 uomini sono morti nell'esplosione o siano ancora vivi, e per questo sta effettuando le analisi sui corpi rinvenuti nell'esplosione. L'attentato all'ambasciata è stato rivendicato dal gruppo terroristico Jemaah Islamiah (JI), ritenuto il braccio operativo di Al-Qaeda nel sud-est asiatico.

I nomi dei 2 terroristi sono venuti alla luce dopo le indagini svolte nella zona orientale dell'isola di Java e in seguito a interrogatori con esponenti islamici della regione. Hassan proviene da Blitar (Java orientale), ma è stato riconosciuto da un vicino di casa a Surabaya, capitale della stessa regione, quando le autorità ha mostrato le foto dei 2 ricercati in televisione. Questa notte la polizia ha arrestato una coppia di persone a Surabaya: sono sospettati di aver affittato una casa ai terroristi.

Intanto, in tutto il Paese resta alto l'allarme per possibili attentati. Una scuola cattolica a Surabaya, gestita dalle suore di sant'Orsola, ha ricevuto 2 minacce di attentati con telefonate anonime. Nei giorni precedenti il consolato generale americano e il centro culturale francese della stessa città avevano subito le stesse intimidazioni. A Jakarta il Duta Tower, un grande centro commerciale, ha subito minacce di attentati.

Il presidente Megawati ha rivolto un appello al Paese chiedendo ai suoi concittadini "la massima allerta" per impedire atti di violenza che possano turbare la vigilia del ballottaggio presidenziale, previsto per il 20 settembre. "Ho dato istruzioni a tutte le forze di sicurezza di rimanere in stato di massima allerta in tutto il Paese" ha dichiarato Megawati. Il capo della polizia Dai Bachtiar ha affermato che 200 mila guardie sono impiegate per la sicurezza dell'ordine pubblico.

L'attenzione degli investigatori si concentra sulle voci di attacchi della JI nella città di Surakarta (Java centrale), dove diverse voci affermano che 3 terroristi stanno per organizzare un attentato. Nelle vicinanze di Surakarta si dovrebbero trovare anche i 2 super ricercati malaysiani Azahari Husin e Noordin Mohammad Topper, ritenuti le menti dell'attentato all'ambasciata australiana e all'hotel Mariott dello scorso ottobre. Le autorità hanno messo una taglia sui ricercati, offrendo 100mila dollari a chi fornirà informazioni decisive per arrestare i 2 ricercati malaysiani.

Intanto Ali Imron, uno degli autori dell'attentato di Bali - che nell'ottobre 2002 causò la morte di 202 persone - ha lanciato un appello per mettere fine al terrorismo in Indonesia. "Per favore, fermate ogni azione ostile e la violenza contro gli altri. È tutto inutile" ha detto Ali Imron, rivolgendosi agli ex compagni della JI. Lo scorso settembre Imron, insegnante di 34 anni, era stato condannato all'ergastolo. Durante il processo egli aveva confessato di aver preparato una delle 2 delle bombe di Bali. Nel corso degli interrogatori Imron aveva detto che gli attacchi terroristici sono "un tradimento degli insegnamenti islamici" e aveva chiesto perdono alle famiglie delle vittime.


Il terrorista Noordin Mohammed Top rivendica le bombe agli hotel di Jakarta

30/07/2009 14:05
INDONESIA

di Mathias Hariyadi
La polizia sospetta dell’autenticità del testo, ma continua le indagini a tutto campo. Nel mirino anche una donna sospettata di essere la moglie dell'esponente della formazione terroristica islamica.

Jakarta (AsiaNews) - È arrivata via internet la rivendicazione dell’attentato all' hotel Marriott II di Jakarta del 17 luglio. Il messaggio è firmato dal gruppo l Qoi'dah Indonesia facente capo a Noordin Mohammed Top, esponente di spicco della rete estremista islamica della Jemaah Islamiah e terrorista tra i più ricercati in Asia. Ma il generale di brigata Sulistyo Ishak, vice portavoce della polizia, afferma che “il messaggio potrebbe anche essere un falso”.

I sedicenti autori dell’attentato, che è costato la vita a 9 persone, hanno diffuso il loro messaggio attraverso il sito www.mediaislam-bushro.blogspot.com. Nella rivendicazione affermano che l’attentato è una vendetta contro gli Stati Uniti ed era stato orchestrato per attaccare i giocatori del Manchester United poiché “cristiani”: la squadra di calcio inglese era attesa per il 18 luglio nella capitale indonesiana, il giorno dopo lo scoppio delle due bombe.

Il fatto che la rivendicazione sia firmata da Noordin Mohammed Top ha riacceso l’attenzione dell’opinione pubblica verso la figura del terrorista islamico. Nato in Malaysia e pluriricercato per diversi attentati, il leader della Jemaah Islamiah era stato segnalato l’ultima volta nella provincia di East Java.
La polizia di Jakarta lo aveva inserito nella lista dei possibili indagati già nei giorni successivi all’attentato ed ora la comparsa del suo nome via web aumenta il dibattito sulla sua latitanza.
A tingere di giallo la vicenda si è aggiunta anche una recente dichiarazione del generale Bambang Hendarso Danuri. Il capo della polizia ha affermato che la polizia sta concentrando l’attenzione su Ari Aryani, sospettata di essere la moglie del terrorista. La donna è stata interrogata pochi giorni fa sull’identità del marito, conosciuto come Abdul Halim, la cui somiglianza con Noordin Mohammed Top insospettisce gli ufficiali.
La Aryani ha affermato di ignorare se il marito sia il terrorista ricercato dalla polizia ed ha dichiarato di non conoscerne la provenienza e la famiglia d’origine. I due si sono sposati nel 2006 grazie al padre di Aryani che aveva fatto conoscere l’uomo alla figlia. E alle nozze lo sposo non era presente
La polizia ha arrestato il padre della donna, Bahrudin Latif, per interrogarlo. Fonti interne agli investigatori affermano che al momento del fermo, gli ufficiali di polizia hanno trovato materiale esplosivo nella sua casa. Bahrudin e la figlia vivono nella regione di Cilacap. In quest’area del Central Java a metà giugno è stato arrestato Sarifudin, sospettato il braccio destro di Noordin Mohammed Top, e la polizia ipotizza che gli attentatori dei due hotel di Jakarta abbiano la loro base operativa a Cilacap.

Il presidente Susilo fra gli obbiettivi degli attacchi a Jakarta. Una terza bomba inesplosa

17/07/2009 11:24
INDONESIA

di Mathias Hariyadi

La presenza di resti umani indica che le due esplosioni sono state degli attacchi suicidi. Ferma condanna da parte dell’organizzazione islamica Nadhlatul Ulama e del Consiglio degli Ulema. Timori di Susilo per le conseguenze sull’economia.

Jakarta (AsiaNews) – Il presidente Susilo Bambang Yudoyono sarebbe fra i possibili obbiettivi dei terroristi. Intanto, alla ricerca di prove sulle esplosioni ai due hotel, sono stati trovati resti umani vicini al luogo di detonazione delle bombe. Gli specialisti cominciano a sospettare che si tratti di attacchi suicidi.

Questo pomeriggio, dopo alcune dichiarazioni di condanna per le due esplosioni al Marriott Hotel e al Ritz Carlton, il presidente Susilo ha rivelato che secondo i servizi segreti indonesiani, egli è uno degli obbiettivi del terroristi. L’annuncio al palazzo di Stato è avvenuto con la distribuzione di alcune foto che ritraggono due persone mascherate che sparano a un bersaglio su cui è appiccicata la foto di Susilo. Il presidente aveva programmato di andare sul liuogo delle esplosioni, ma è stato sconsigliato dal suo staff di sicurezza, per la presenza di altre bombe “attive” nell’area.

Il presidente indonesiano, rieletto due settimane fa con una consistente vittoria, ha lavorato negli anni scorsi per una riduzione del terrorismo e per un rafforzamento dell’economia, combattendo anche la corruzione.

Parlando durante una conferenza stampa nel palazzo presidenziale, Susilo ha condannato gli attacchi e ha fatto notare che l’incidente potrebbe mettere in seria difficoltà l’economia nazionale nei prossimi mesi, a causa della crisi globale in atto.

Egli ha definito “disumani” gli autori dei due attentati, accusandoli di non avere altro interesse che provocare sofferenze nella popolazione

Condanna per le esplosioni è venuta anche dal Nahdlatul Ulama (Nu), la più numerosa organizzazione islamica del Paese. Il capo della Nu, Kiai Hajj Hasyim Muzadi, ha sottolineato che “le vittime sono tutte persone innocenti”. Anche il Consiglio degli Ulema ha condannato la tragedia.

La polizia ha confermato che al 18° piano del Marriott Hotel è stata trovata un’altra bomba pronta per essere esplosa. Intanto gli specialisti cominciano a esprimere ipotesi che le due esplosioni sono state eseguite da kamikaze. Molto vicino al punto di origine delle esplosioni sono stati trovati dei resti umani, una testa e un piede.

Theo Sambuanga, presidente della commissione parlamentare della sicurezza ha dichiarato che “vi sono indicazioni di attacchi suicidi” nei due hotel e che si attendono investigazioni più approfondite.

Il bilancio delle vittime è stato aggiornato: i morti sono 9 e i feriti sono 52. Fra i morti vi sono diversi stranieri, fra cui Timothy Mackay, presidente della compagnia internazionale di cemento Holcim.

Polizia: le bombe di Jakarta da attacchi suicidi. Sospetti sugli oppositori del presidente

17/07/2009 16:18
INDONESIA

di Mathias Hariyadi

I due kamikaze si erano registrati al Marriott Hotel una settimana prima. Una pista arriva fino a Nurdin Moh Top, il terrorista malaysiano ritenuto responsabile di altri attacchi. Il capo della polizia e il presidente affermano che il progetto eversivo tendeva a bloccare la vittoria di Susilo e il giuramento del presidente. La reazione di Megawati Sukarnoputri.

Jakarta (AsiaNews) – Il capo della polizia indonesiana, gen. Bambang Hendarso Danuri, ha rivelato che gli attacchi di oggi al Marriott Hotel e al Ritz Carlton sono stati eseguiti da due kamikaze, uccisi all’istante sulle scene delle esplosioni, a giudicare dai resti umani scoperti e dalle macerie.

Parlando ai giornalisti in serata nella sede centrale della polizia a Jakarta est, Danuri ha detto di poter confermare che le bombe sono state assemblate nell’hotel Marriott, dove due individui si sono registrati come ospiti. Nella stanza 1808 del Marriott, una settimana fa si era registrato un ospite dal nome Nurdin A. Nella stessa stanza è stata trovata una bomba inesplosa.

Il capo della polizia ha anche confermato i sospetti che il presidente indonesiano è fra gli obbiettivi dei terroristi. La foto mostrata oggi da Susilo al palazzo presidenziale – che lo mostra come bersaglio mentre un uomo spara – “era stata sequestrata da un potenziale terrorista lo scorso maggio nel Borneo orientale”.

Egli ha pure spiegato che il materiale della bomba inesplosa trovata al Marriott è simile al materiale scoperto a Cilicap (Java centrale) ai primi di giugno nella casa di una famiglia musulmana sospettata di essere imparentata con il terrorista n.1: il malaysiano Nurdin Moh Top, ritenuto la mente degli attacchi a Jakarta e a Bali nel 2002.

Il presidente Susilo, in una conferenza stampa nel pomeriggio, ha usato frasi di fuoco contro “persone sconosciute” che avevano in programma di gettare l’Indonesia nel caos politico. L’obbiettivo era quello di far sorgere proteste di massa per bloccare il giuramento del presidente, al suo secondo mandato dopo la vittoria elettorale di due settimane fa.

Dando man forte alle parole del presidente, Danuri ha precisato che l’obbiettivo era di scatenare una rivolta massiccia e occupare la sede della Commissione elettorale indonesiana (KPU), così da rendere impossibile la proclamazione della vittoria presidenziale e il giuramento di Susilo. “L’Indonesia – ha detto in precedenza il presidente – sarebbe divenuta come l’Iran oggi”.

Né Susilo, né Danuri hanno fatto dei nomi, ma per tutti gli indonesiani è chiara l’allusione ai candidati sconfitti - la coppia Megawati Sukarnoputri e l’ex gen. Prabowo Subianto e Jusuf Kalla- ex gen. Wiranto – che ancora oggi continuano a lamentarsi e a sospettare brogli sulla vittoria di Susilo.

Megawati ha definito “politicamente non sagge” le espressioni di Susilo. “Se conosce i sospetti terroristi – ha aggiunto – li arresti allora”.

Intanto, la squadra di calcio del Manchester United, che doveva giocare a Jakarta, ha cancellato il suo viaggio per motivi di sicurezza.

V. anche:

Il presidente Susilo fra gli obbiettivi degli attacchi a Jakarta. Una terza bomba inesplosa

Esplosioni in due hotel di Jakarta: 9 morti e 42 feriti

Università e scuole covi di fondamentalismo

10/01/2004 13:09
indonesia


Jakarta (AsiaNews)Le ricerche anti-terroristiche della polizia si dirigono sempre di più nelle scuole e università, considerate un vivaio di islamismo radicale.

La polizia di East Java ha arrestato Adi Sunarya, 40 anni, maestro musulmano di Surabaya. È sospettato di avere legami con terroristi malaysiani. Ieri, a Surabaya, capitale dell'East Java, il serg. Harunantyo ha dichiarato alla stampa che la polizia sospetta che il maestro islamico potrebbe avere legami con Azahari Husin e Noordin Mohammad Top, sfuggiti a un raid della polizia l'anno scorso a Bandung.

I due sono ricercati per il loro ruolo nell'attentato a Bali (ottobre 2002) e in quello del Marriot Hotel di Jakarta l'agosto scorso. Entrambi gli attentati – che hanno fatto centinaia di morti - sono attribuiti al gruppo estremista Jemaah Islamiyah (JI), di cui Azahari e Noordin sono membri. I due sono sfuggiti alla cattura lo scorso settembre. La polizia afferma che la coppia è armata, anche con esplosivi. Si pensa siano ancora in Indonesia. Azahari era professore di statistiche presso il Malaysian Institute of Technoly ed è un esperto di esplosivi. È ritenuto il capo della JI di tutto il sud-est asiatico.

Intanto a Denpasar (Bali), Sarjio alias Sawad alias Zaenal Abidin, 32 anni, uno dei sospettati dell'attentato ha confessato di essere stato lui, un tecnico chimico, a mescolare sostanze esplosive per fare le bombe scoppiate il 12 ottobre 2002, che hanno provocato la morte di 202 persone, in maggioranza turisti stranieri.

Anche il governo thailandese, sottoposto a un' ondata di violenze concentrate nel sud del paese, a maggioranza musulmana, ha chiesto all'Indonesia di controllare il comportamento degli studenti tailandesi musulmani che risiedono in Indonesia. Il sospetto è che molti di essi apprendano tattiche di violenza proprio in università. "Alcuni di loro - ha detto il ministro della Giustizia thai, Pongthep Thepkanchana - potrebbero essere coinvolti anche in azioni violente dentro la nazione ospite". (MH)

La Corte Suprema assolve Ba’asyir dalle accuse

22/12/2006 10:59
INDONESIA
di Mathias Hariyadi

Il chierico islamico radicale è stato accusato di avere partecipato agli attentati esplosivi del 2002 e 2004. Ferma critica della polizia, che ritiene certe le prove della responsabilità. I suoi legali preannunciano azioni per la piena riabilitazione.

Jakarta (AsiaNews) – Ieri la Corte Suprema indonesiana (MA) ha dichiarato non colpevole Abu Bakar Ba’asyir per l’accusa di avere partecipato agli attentati esplosivi del 2002 a Bali e nel 2004 all’hotel Marriot a Jakarta. Ferma presa di posizione e protesta da parte della Polizia indonesiana (Polri) che contesta il verdetto. L’ispettore generale Sisno Adiwinoto, portavoce della polizia, dice che c’è “abbondante certezza che lui sia coinvolto in questi attentati. Abbiamo prove che ne dimostrano la colpevolezza”

.

German Hoediarto, Presidente della Corte Suprema, ha dichiarato che “la decisione è stata presa dopo l’audizione di almeno 30 testimoni che hanno detto che Ba’syir non è coinvolto in queste stragi”. Attesa a breve la decisione scritta.

Ma Adiwinoto critica la decisione e ritiene che “la MA sia stata poco accorta nel dichiarare [Ba’asyir] innocente… la decisione deve essere stata provocata da prove legali” tali da smentire quelle da noi raccolte. La Polri – prosegue – continua a ritenerlo colpevole poiché la nostra convinzione è fondata su prove sicure, che danno ragione di perché sia stato tenuto due anni e mezzo in prigione.


Mahendradatta, uno degli avvocati di Ba’asyir, riferisce che questi ha commentato che “è stata la volontà di Dio”. Ora – spiega – si vedrà come ottenerne la piena riabilitazione. Tra l’altro è necessario spiegare l’incontro tra Ba’asyir e Amrozi e Mubarok prima dell’attentato di Bali, per il quale i due sono stati condannati. “La polizia antiterrorismo – osserva Mahendradatta – ha idea che l’incontro fosse preordinato a dare aiuto a Amrozi per l’attentato”, mentre è stato casuale.

Nel 2002 la bomba in un locale notturno di Bali ha ucciso 202 persone, soprattutto turisti stranieri. E’ stato il primo grave attentato terrorista nel Paese, seguito da quelli nel 2003 all’ambasciata australiana, nel 2004 all’hotel J.W. Marriot a Jakarta e nel 2005 un triplo attentato suicida a Bali, sempre in luoghi frequentati da occidentali, specie turisti.


Ba’asyir è una figura eminente nel gruppo islamico radicale Indonesian Mujahiddin Council (MMI), che tra l’altro chiede con forza una vasta introduzione nel Paese della legge islamica (sharia). Ha sempre negato di avere partecipato agli attentati, ma ha ammesso la conoscenza e la frequentazione negli anni ’80 e ’90 di molti militanti del sud est asiatico che hanno frequentato i “campi di addestramento” di al-Qaeda in Afghanistan. Dopo il suo rilascio a giugno ha promosso nell’intero Stato un’accesa campagna antistatunitense e antiebrea e per trasformare la laica Indonesia in uno Stato islamico.

La polizia indonesiana uccide due terroristi implicati negli attentati di Jakarta

» 09/10/2009 12:21
INDONESIA
di Mathias Hariyadi

I due sarebbero militanti di Al Qaeda. Fonti anonime della polizia affermano che uno è Syaifuddin Zuhri, successore di Noordin Top alla guida dell’organizzazione terroristica nel sud-est asiatico

Jakarta (AsiaNews) - La polizia indonesiana ha compiuto un raid contro una cellula di terroristi uccidendone due. Il gruppo era sospettato degli attentati agli hotel Marriott e Ritz-Carlton di Jakarta, il 17 luglio scorso.
Secondo le prime informazioni due estremisti islamici sarebbero stati arrestati, altri due sarebbero rimasti uccisi durante lo scontro a fuoco con il corpo speciale anti-terrorismo 88 Detachment . Il raid è avvenuto nella mattinata di oggi a Ciputat, 20 km a sud della capitale Jakarta.
Tra i terroristi coinvolti nel raid ci sarebbero anche Syaifuddin Zuhri e Mohammad Syahrir. Fonti anonime della polizia affermano che i due sarebbero morti, ma la conferma ufficiale è attesa per le 5 del pomeriggio, ora in cui è stata convocata una conferenza stampa.
Zuhri e Syahrir, i due uccisi, sono considerati due esponenti di punta di Al Qaeda nel sud-est asiatico. Il primo è considerato il nuovo capo dell’organizzazione terroristica nella regione. Lo scorso mese la polizia ha reso nota una sua lettera in cui si proclamava successore di Noordin M Top, storica guida di Al Qaeda nel sud-est asiatico, ucciso il 16 settembre scorso. Le forze di sicurezza di Jakarta affermano inoltre che Zhuri è il reclutatore degli attentatori del 17 luglio.
Secondo le prime ricostruzioni la polizia avrebbe sorpreso il gruppo in una pensione, nei pressi della Syarif Hidayatullah State Islamic University, considerata il loro rifugio abituale.
Il raid avvenuto a Ciputat è stato preceduto da un blitz della polizia a Margahayu nell’ East Bekasi, che avrebbe portato all’arresto di un altro terrorista di cui non è ancora resa nota l’identità.

L’economia indonesiana lotta per ridurre disoccupazione e povertà

30/10/2009 17:13
INDONESIA
di Rosalia Royani

Una crescita del 7% entro il 2014 l’obiettivo fissato da Yudhoyono per il Paese. Creato un pannello di esperti chiamati a monitorare la situazione e “rimuovere” gli ostacoli allo sviluppo. Gli esperti manifestano dubbi sulle cifre, ma concordano sulle potenzialità della nazione.

Jakarta (AsiaNews) – Raggiungere una crescita economica del 7% annuo; abbassare la soglia della povertà all’8%; ridurre il tasso di disoccupazione al 5%. Sono gli obiettivi del piano quinquennale di sviluppo Pelita, promosso dal presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, da raggiungere entro il 2014. Un progetto ambizioso che, a detta di molti esperti, sarà difficile da raggiungere. Forse la crescita sarà inferiore, ma tutti concordano che l’indice sarà superiore al tasso mondiale, che si assesta intorno al 3%.
Il 29 e il 30 ottobre scorsi, a Jakarta, si è tenuto per due giorni un Summit dal tema “Per un’Indonesia prospera, giudiziosa e democratica”, organizzata dalla Camera del commercio e dell’industria, cui hanno partecipato più di 1000 persone. Essa ha riunito esperti di finanza, uomini d’affari, funzionari di governo e ufficiali di primo piano del Paese. Durante la cerimonia di apertura, Yudhoyono ha sottolineato che “va rimosso con decisione ogni ostacolo, per promuovere una massiccia crescita economica”.
Economia, finanza, disoccupazione, corruzione sono temi al centro della politica del Capo di Stato indonesiano. Ispirandosi alle campagne lanciate in passato dal generale Suharto nei 32 anni al potere, egli intende promuovere un piano di sviluppo per “raggiungere una crescita economica del 7% e ridurre disoccupazione e tasso di povertà rispettivamente al 5 e all’8%” entro il 2014.
Per centrare l’obiettivo ha previsto la creazione di un pannello di esperti – a stretto contatto con il governo – chiamati a “monitorare” 24 ore su 24 la situazione del Paese e “rimuovere” eventuali ostacoli. Yudhoyono ha affidato la guida del gruppo di lavoro a Kuntoro Mangkusubroto, ex Ministro dell’energia e Capo della protezione civile di Aceh. Egli dovrà “eliminare le strozzature” che ostacolano lo sviluppo, fra cui le storture burocratiche e i regolamenti in materia di ambiente. Anche le personalità inserite nella squadra di governo vogliono lavorare sull'economia. Alle finanze vi è la “lady di ferro” Sri Mulyani, artefice della crescita, aliena da compromessi con i “cattivi ragazzi” del Paese e dalle idee chiare in materia di tassazione. Il dicastero del Commercio è affidato a Marie Elka Pangestu e l’Economia ad Hatta Radjasa – ex titolare dei Trasporti – l’unico che ha ricevuto critiche perché definito “incompetente” e la nomina è frutto di “uno scambio politico”. In passato, egli ha dovuto dimettersi dall’incarico a causa dell’aumento degli incidenti ferroviari, aerei e stradali, che hanno causato centinaia di vittime.
Tuttavia, il gruppo gode della fiducia della maggioranza dei cittadini. Esso ha guidato il Paese verso una forte crescita e un progressivo sviluppo nel panorama internazionale, tanto che oggi l’Indonesia è la terza economia asiatica dopo Cina e India. E la scelta di affidare la vice-presidenza a Boediono, ex governatore della Banca centrale indonesiana, è un ulteriore segnale del cammino intrapreso da Yudhoyono per la nazione.
Gli obiettivi di crescita fissati dall’esecutivo vengono però ridimensionati da diversi esperti di economia che concordano nel fissare uno sviluppo superiore al 3% previsto per l’economia mondiale. “Non vi saranno grandi passi in avanti nei prossimi anni” dice ad AsiaNews l'economista Hartono. Per l' analista economico originario del Borneo occidentale, il tasso di crescita si attesterà sull’attuale “4 o 5%, che resta comunque un buon valore”. Muclis Supendi, ex manager di banca, conferma la “fiducia” degli operatori negli obiettivi fissati dal governo e plaude alla scelta di Sri Mulyani alle finanze e Elka Pangestu al Commercio. A. Sentot Suciarto, docente all’Università cattolica di Soegijapranata, nello Java Centrale, precisa che la crescita economica è figlia della “politica anticorruzione” e dei “sussidi” lanciati da Yudhoyono, anche se la percentuale annua “non supererà il 4/5%”.