Friday, 30 January 2009

Lucu-lucuan Gong Xi Fa Cai


Gong Xi Fa Cai

Mengingat renungan batin ini maknanya sangat mendalam sekali, maka sebaiknya dibaca dengan tenang sambil duduk bersila. Dan sebelum membaca tarik nafas yang dalam.
Tidak lama lagi kita akan merayakan hari Tahun Baru Imlek 2560, si Engkong jadi termenung dan merenung sambil melihat ke masa lampau..

Di setiap adanya perubahan tahun; pada umumnya kita ingin membuat perbandingan antara dulu dan sekarang. Begitu juga dengan Engkong2 yang Tiga Tahun lagi akan merayakan hari Ulang Tahun Sweet Seventy tepatnya di tahun 2563 penanggalan Tionghoa.

Saya ingin membuat perbandingan antara dulu when"I was Young & Handsome" dan sekarang dimana sudah tua, pikun dan keriputan. Padahal setiap merayakan HUT saya selalu makan telor merah se-abreg2 dan mie panjang umur sepanci penuh.

Renungan ini ditulis setelah minum Ang Ciu atau Arak Merah sebotol.

Dulu dipanggil Eng-Koh, sekarang di panggil Eng-Kong

Dulu makan Enak, sekarang makan Obat

Dulu Kencing Asin, sekarang Kencing Manis

Dulu Korbankan Kesehatan demi Kekayaan, sekarang Korbankan Kekayaan demi kesehatan

Dulu bisa makan Enak tapi Keuangan tidak mengijinkan, sekarang bisa makan Enak tapi Kolestrol tidak mengijinkan

Dulu jalan gagah seperti Tarzan, sekarang udah pakai tongkat seperti Chaplin

Dulu dengar Musik harus keras, sekarang dengar Warta Berita harus keras

Dulu setiap minggu ke Disco – Saturday Night Fever, sekarang setiap minggu ke Dr – Meriang Hari Sabtu

Dulu pakai
Minyak Wangi, sekarang pakai Minyak Angin.


Dulu rambut seperti Elvis, sekarang rambut sudah menipis

Dulu Topik pembicaraan mengenai Masa Depan, sekarang Topik pembicaraan mengenai Masa Lampau

Dulu tidur beradu hidung, sekarang beradu pantat

Dulu gelar S2 bisa diartikan seminggu dua kali, Sekarang gelar S2 bisa diartikan setahun dua kali, semoga
Dulu cepat bisa ON seperti Pentium IV, sekarang laaa..ama; baru bisa ON seperti Pentium I
Dulu tidak pernah HANG, sekarang belum juga "Log Off" udah HANG duluan, heiii…yah
padahal sebelumnya udah ditunjang dengan Software XXX-P tuh



Dengan ini saya akhiri renungan dari Engkong2 ini, maklum udah teller dengan ucapan: "Gong Xi Fa Cai – Wan Shi Ru Yi - Shen Ti Jian Kang"

Yang berarti semoga sukses selama-lamanya & selalu dalam keadaan sehat.

Xie Nien Kuai Le....

Wednesday, 28 January 2009

Hidup itu masa depan yang perlu diraih

Sebuah Renungan Kehidupan


Kita baik pada orang, orng baik pada kita … itu biasa,


Kita tidak baik pada orang, orang tidak baik pada kita … itu karma.


Orang baik pada kita, kita balas baik … itu balas budi,





Orang tidak baik pada kita, kita balas tidak baik … itu balas dendam.


Kita baik pada orang, orang tidak baik pada kita … itu menanam karma baik,

Kita tidak baik pada orang, orang baik pada kita … itu menuai karma baik.

Orang baik pada kita, kita balas tidak baik … itu tidak tahu diri.

Orang tidak baik pada kita, kita balas baik … itu KASIH.





Kita berusaha, orang menghargai usaha kita … itu biasa.


Kita tidak berusaha, orang tidak menghargai usaha kita … itu karma.


Orang lain berusaha, kita tidak berusaha … itu malas.


Orang lain tidak berusaha, kita tetap berusaha … itu spirit.


Orang lain berusaha, kita juga berusaha … itu kerjasama.


Orang lain tidak berusaha, kita ikut tidak berusaha … itu bodoh.


Orang lain tidak berusaha, kita membantu agar ia berusaha … itu PEMIMPIN.


Setiap orang harus berusaha untuk jadi PEMIMPIN, paling tidak untuk dirinya sendiri. Suatu organisasi juga harus memiliki PEMIMPIN yang baik untuk bisa maju dan

survival. Dan PEMIMPIN yang baik harus mempunyai KASIH untuk yang dipimpin.


Hal yang benar-benar kau yakini pasti akan selalu terjadi, dan keyakinan akan suatu hal menyebabkannya terjadi.

-- Frank Lloyd Wright ---



Apabila menghadapi keputusan – putuskanlah.

Apabila menghadapi pilihan --- pilihlah.

Tidak berbuat apa-apa hanya menambah ketegangan.

Karena anda tidak kalah, menang pun juga tidak !


Tuesday, 27 January 2009

Scuola di Sang Timur di Cileduk rimangono le tensioni

Ex presidente Gus Dur invita al dialogo. Autorità cattoliche: "niente commenti la situazione è ancora molto delicata".

Jakarta (AsiaNews) – Il muro dell'intolleranza religiosa che per 3 settimane ha isolato la scuola cattolica di Sang Timur nel villaggio di Tangerang, Cileduk, nella provincia di Banten (35-40 km a ovest di Jakarta) è stato abbattuto. Ieri, le autorità locali hanno ordinato la demolizione dei 2 metri di mattoni eretti, all'inizio di ottobre, da militanti islamici del "Fronte giovanile di Karang Tengah" per impedire che la scuola di Sang Timur (di Gesù Bambino) e la parrocchia interna di Santa Bernadetta continuassero le loro attività. I fondamentalisti accusano la comunità cattolica di proselitismo. La tensione però rimane alta. Le suore di Gesù Bambino, che dirigono l'istituto, hanno detto ad AsiaNews di sentirsi ancora minacciate: "gruppi non identificati ci hanno avvertite che erano pronti a costruire un altro muro". Alcuni abitanti del villaggio, riunito sotto il nome di "Forum di comunicazione islamica di Karang Tengah", insieme al "Fronte giovanile islamico" hanno protestato in modo violento contro l'abbattimento del muro. La polizia ha arrestato 3 persone. Il gruppo paramilitare Banser, affiliato all'NU (Nahdlatul Ulama, la più grande organizzazione musulmana del paese) sorveglia la zona. Banser e NU hanno più volte aiutato la Chiesa cattolica, svolgendo servizi di sicurezza durante le celebrazioni pasquali e di Natale.

Il "crollo del muro" ha preceduto di poche ore l'arrivo nel villaggio dell'ex presidente Abdurrahman Wahid - o Gus Dur – noto per il suo impegno, come leader dell'NU, a favore del dialogo interreligioso. Gus Dur, in funzione di mediatore nella crisi, ha incontrato la comunità locale nella moschea di Nurul Imam. L'ex presidente ha denunciato il comportamento delle autorità che non hanno concesso le licenze necessarie a costruire una chiesa stabile al di fuori della scuola e che hanno permesso una simile illegalità. "Avete accusato la scuola di Sang Timur senza rendervi conto che voi stessi stavate violando la Costituzione: avete negato a decine di bambini il diritto all'istruzione e a molti altri la libertà religiosa" ha detto l'ex presidente. "Quando i musulmani rappresentano la maggioranza devono essere anche garanti dei diritti delle minoranze religiose" ha continuato. Gus Dur ha concluso dicendo che se continueranno le violenze è disposto a spiegare ulteriori forze del Bansar e a intraprendere azioni legali.

Le autorità cattoliche hanno preferito non rilasciare commenti sull'accaduto. Voci di AsiaNews presso la Conferenza Episcopale indonesiana hanno detto che "in questi casi il silenzio è d'oro. La situazione è ancora delicata". Le autorità ecclesiastiche non vogliono creare altre tensioni e rischiare di "compromettere l'armonia all'interno della comunità religiosa".

Il neo presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono (SBY), ha ordinato al ministro per gli affari religiosi, Maftuh Basyuni, di dare precise disposizioni alle autorità di Tangerang, colpevoli di aver violato i diritti della scuola e della parrocchia. Alwi Shihab, ministro per il Welfare ha dichiarato che leader di entrambe le parti devono impegnarsi nel mettere fine alla crisi: "cristiani e musulmani sono amici".

Un secondo muro, eretto domenica scorsa per bloccare l'entrata secondaria alla scuola, è ancora in piedi. Funzionari scolastici hanno dichiarato che le lezioni devono riprendere al più presto possibile. (MH)

La chiese St Bernadette Cileduk

Una suora a Sang Timur: "Armi in pugno gli islamici vogliono chiudere
la chiesa e la scuola"

di Mathias Hariyadi

L'arcidiocesi di Jakarta chiede l'intervento del governo per permettere la costruzione della chiesa.

Jakarta (AsiaNews) – Davanti alle minacce di decine di integralisti islamici armati, la madre superiora del complesso di Santa Bernadetta non ha avuto scelta: ha dovuto seguire gli ordini, chiudere la scuola e la chiesa guidati dal suo ordine. "Al momento dell'attacco, la mattina presto, non c'era nessuno in grado di affrontare gli aggressori. Non avevamo altra scelta che obbedire". Suor Anselma, delle sorelle di Gesù Bambino, ha raccontato ad AsiaNews l'attacco di domenica al complesso cattolico di Santa Bernadetta a Cileduk, Tangerang, Provincia di Banten (35-40 km a ovest di Jakarta). Militanti islamici del FPI (Fronte dei difensori dell'Islam) con armi in pugno hanno invaso la chiesa e la scuola Sang Timur (di Gesù Bambino) all'interno del complesso, ordinando alle suore di Gesù Bambino la chiusura di entrambe. L'FPI accusa i cattolici di proselitismo, in quanto da 10 anni la comunità cristiana usa l'aula magna della scuola come chiesa temporanea. Questo perché l'amministrazione locale tarda a concedere il permesso per far erigere una nuova chiesa sul territorio. Le suore hanno dovuto scrivere una dichiarazione ufficiale nella quale affermano che l'aula magna non verrà più utilizzata come chiesa.

Alcuni cattolici testimoni dell'attacco, hanno denunciato il comportamento delle forze dell'ordine, che non sono intervenute in modo deciso contro gli attivisti del FPI quando hanno iniziato a cementare le entrate.

Suor Anselma ha raccontato che questo tipo di agitazioni si sono già verificate in passato. Attivisti del FPI portano avanti una propaganda anticristiana distribuendo opuscoli e volantini tra gli abitanti locali. Dopo violenze come quella di domenica, la maggior parte dei musulmani moderati ha reagito in modo negativo a questo tipo di messaggi, difendendo le sorelle di Gesù Bambino. "Il loro uso dell'aula magna come chiesa non ha niente a che fare con il proselitismo" hanno dichiarato alcuni musulmani del posto.

I leader cattolici della parrocchia di Santa Bernadetta hanno invitato la comunità a non cercare lo scontro con gli integralisti in quanto l'aggressione di domenica avrebbe "motivazioni politiche". Un gruppo di militanti cattolici dei dintorni di Jakarta si è proposto di sorvegliare il complesso: "Se occorrerà risponderemo agli attacchi dei fondamentalisti islamici".

Sacerdoti e suore premono per una soluzione pacifica, anche a costo di sospendere le celebrazioni della chiesa e le lezioni della scuola per un certo periodo. Un rappresentante della comunità locale ha affermato che "con l'elezione di Susilo Bambang Yudhoyono come presidente le cose miglioreranno". Dopo il 20 ottobre, data dell'insediamento ufficiale del nuovo governo indonesiano, religiosi e laici insieme all'Arcidiocesi di Jakarta hanno intenzione di chiedere allo Stato sostegno per far pressione sulle autorità di Cileduk, affinché concedano i permessi necessari per la costruzione di una chiesa.

Sono in molti coloro che apprezzano il lavoro delle suore di Gesù Bambino. In particolare il loro impegno nell'educazione, che prevede corso scolastici dall'asilo fino alle scuole medie. Le suore hanno fondato anche una scuola per disabili aperta a studenti di ogni religione.

Cristiano decapitato nelle Sulawesi Centrali

Poso (AsiaNews/Agenzie) - Un cristiano è stato decapitato nella città di Poso (Sulawesi Centrali): lo riferisce oggi la polizia locale.

Il vice-capo della polizia Rudi Trenggono ha affermato che gli abitanti del posto hanno trovato una borsa di plastica contenente la testa di un uomo di 48 anni, capo di un villaggio, di cui da ieri non si avevano più notizie. L'uomo abitava nella zona di Poso Pesisir, nelle Sulawesi Centrali (est dell'Indonesia).

"Per il momento non abbiamo sospetti - ha detto il responsabile delle forze dell'ordine. Potrebbe trattarsi di un regolamento di conti oppure di un nuovo tentativo di mettere contro musulmani e cristiani".

Appena un'ora dopo il ritrovamento del cadavere del cristiano ucciso, una bomba artigianale è esplosa nelle vicinanze, senza causare danni o feriti.

Dal 2000 la regione di Poso è teatro di saltuarie violenze fra musulmani e cristiani: il governo indonesiano aveva fatto firmare un accordo di pace alle 2 parti nel 2002, ma le violenze contro le minoranze non musulmane sono ancora frequenti.

Il mese scorso un gruppo armato, sparando alla cieca in alcune case, ha ucciso una donna indù e 2 cristiani sono rimasti feriti. Lo stesso giorno 2 protestanti sono stati uccisi a colpi di spada vicino al capoluogo Palu.

Uccisi 2 cristiani nelle Sulawesi


Jakarta (AsiaNews) - Due cristiani protestanti sono stati uccisi ieri sera nelle isole Sulawesi. Il fatto è avvenuto alla sera mercoledì 13 ottobre a Jono One Village, nel distretto di Donggala, a 20 km dalla capitale della provincia Palu (sudest dell'isola). Alcuni sconosciuti armati di spade hanno assalito i 2 cristiani – Yahya e Sakeu i loro nomi – mentre stavano camminando in una strada affollata. Yahya è morto sul colpo mentre Sakeu è spirato nel vicino ospedale dove era stato ricoverato.

Le autorità locali hanno dispiegato forze di polizia nella zona di Donggola, teatro di violenze tra protestanti e musulmani negli ultimi anni. Il capo della polizia locale ha fatto sapere che gli investigatori sono al lavoro, senza però precisare se vi siano sospetti e moventi al duplice omicidio.

Jono Oge è una zona a maggioranza cristiana: gli abitanti indigeni sono conosciuti per il loro lavoro di allevatori di maiali. Questo è il secondo caso di violenza contro i cristiani nella regione di Jono Oge: a marzo scorso un abitante era stato ucciso e altri 2 erano stati feriti. (MH)

Ahmadiya interdita

Indonesia, il Governo boccia la richiesta degli integralisti di bandire gli Ahmadi

Le decisioni sulla sorte della minoranza religiosa musulmana sono lasciate al Consiglio indonesiano degli Ulema, che stabilirà se presentare un ricorso in tribunale.

Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – Jakarta non proibirà gli insegnamenti della Congregazione Indonesiana degli Ahmadi (Jai), né scioglierà il gruppo, ma lascerà che sia il Consiglio Indonesiano degli Ulema (Mui) a decidere se portare la questione in tribunale. È quanto ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro indonesiano del Welfare, Alwi Shihab, il quale ha ricordato che il Jakarta rispetta il decreto del 1980, nel quale agli Ahmadi viene permesso di portare avanti i loro insegnamenti all'interno del gruppo, vietando loro il proselitismo. "Il governo ha deciso di lasciare che siano i giudici ad avere l'ultima parola", ha dichiarato il ministro, specificando che la decisione è stata presa in una recente riunione dei ministri sulle questioni di politica interna.

Il mese scorso migliaia di estremisti islamici hanno attaccato a West Java un complesso dove si riunivano membri del Jai. Il gruppo di aggressori si chiama "Gruppo indonesiano per la solidarietà musulmana". Essi sostengono di agire sulla base della fatwa emessa nel 1980 dal Mui, secondo la quale gli Ahmadi sono interdetti perché non riconoscono Maometto come l'ultimo profeta. Il Mui ha rispolverato recentemente quella fatwa, durante un incontro a Jakarta nel quale ha chiesto al governo di proibire gli insegnamenti degli Ahmadi e il loro stesso gruppo. Diversi leader musulmani, tra cui quelli della Muhammadiyah e della Nahdlatul Ulama – le due organizzazioni musulmane più grandi del paese – hanno condannato l'attacco; queste hanno detto che le differenze di fede non devono essere risolte con la violenza.

Negli ultimi anni in Indonesia sono cresciuti gli atti di intolleranza contro minoranze religiose. Il gruppo degli Ahmadi è nato nel XIX secolo in Pakistan per opera di Mirza Gulam Ahmad. I suoi seguaci credono che lui sia il profeta che ha raccolto l'eredità di Maometto. In Indonesia, dove sono presenti dagli anni '80 sono circa 200 mila.

Gus Dur Membela Gereja St Bernadette Cileduk

Ex presidente indonesiano si schiera a difesa di una chiesa cattolica
di Mathias Hariyadi

Abdurrahman Wahid (Gus Dur), musulmano moderato: "Garantire libertà religiosa per i cattolici, altrimenti porterò il caso in tribunale". Negli ultimi 14 anni 500 attacchi contro chiese cristiane nel paese.

Jakarta (AsiaNews) – L'ex presidente indonesiano Abdurrahman Wahid ha espresso "dura condanna" per la chiusura della scuola cattolica di santa Bernadetta a Cileduk (40 km ovest di Jakarta), avvenuta per mano di militanti islamici. "Il governo locale deve far aprire di nuovo la scuola" ha aggiunto l'ex presidente.

Wahid, conosciuto con l'appellativo di Gus Dur, parlando ieri nella sede della Nahdlatul Ulama, la più grande organizzazione musulmana del paese, ha invitato con forza le autorità locali a riaprire il complesso gestito dalle suore di Gesù Bambino, chiuso nei primi giorni di ottobre da membri del Fronte dei difensori dell'Islam (FPI). I fondamentalisti hanno eretto un muro di cemento davanti alle entrate dell'edificio per impedire ai cattolici di accedere alla palestra della scuola, situata nel villaggio di Cileduk, provincia di Banten. Da 10 anni i cattolici utilizzavano la palestra per celebrare la messa, perché l'amministrazione locale si rifiutava di dare il permesso per costruire una vera chiesa.

Secondo Wahid i funzionari locali "sono responsabili della chiusura del complesso di santa Bernadette" e "hanno costretto i preti e le suore a firmare una dichiarazione in cui assicurano di non usare più la palestra come chiesa provvisoria". Un fatto grave, denuncia Gus Dur, che ha aggiunto: "A nome mio e della comunità musulmana del paese, invito il sindaco di Tangerang e il capo villaggio a non impedire nessun servizio religioso nel complesso di santa Bernadetta.". Wahid ha minacciato il ricorso legale se le autorità non prenderanno i provvedimenti adeguati: "Se queste mie richieste non saranno prese in considerazione, porterò il caso in tribunale" ha detto.

Gus Dur ha incontrato i rappresentanti della scuola di Santa Bernadetta, i sacerdoti, le suore e alcuni genitori. Parlando poi con i giornalisti, Gus Dur ha sottolineato che gli autori dell'attacco alla scuola cattolica si sono macchiati di un crimine contro la Costituzione: "Ogni cittadino indonesiano ha il diritto di esprimere il proprio credo e lo stato ha il compito di facilitare le necessità che sorgono al riguardo" ha detto l'ex presidente. Rivolgendosi ai leader musulmani del paese, Gus Dur ha detto: "Mi domando cosa stiano facendo loro dal momento che la minoranza cattolica viene vessata in questo modo da parte di altri cittadini". L'ex presidente ha invitato i cittadini indonesiani a combattere ogni forma di avversione anti-religiosa e combattere gli integralisti.

Sulla situazione della minoranza cristiana è molto duro il giudizio di padre Franz von Magnis-Suseno, docente di filosofia al Driuarkara Institute in Jakarta: "Armonia religiosa e tolleranza? Tutte storie. Non posso più sopportare questi atti disgustosi" afferma p. Suseno, riferendosi ai vari recenti episodi degli integralisti islamici. "Quello di santa Bernadette non è un caso isolato" scrive il padre gesuita sul quotidiano protestante Suara Pembaruan. "Due mesi fa il sindaco di Bandung (capitale di Java ovest) ha promulgato in modo ufficiale un decreto per abbattere 12 chiese protestanti nella zona" sostiene il gesuita. "Da un po' di tempo le violenze contro le chiese, per lo più protestanti, sono molto frequenti. Dal 1990 almeno 500 chiese sono state assaltate, una ogni settimana".

Padre Suseno afferma che "il problema è molto grave, dal momento che i fondamentalisti islamici affermano che il cristianesimo non deve esistere. Non nascondo il fatto che alcuni si siano convertiti al cristianesimo, ma non sono tantissimi" afferma lo studioso. "Sono stupito che l'opera di evangelizzazione sia usata e abusata tra i musulmani per dare il via ad azioni violente".

Inutile, Fatwa Merokok Haram

Personalità islamiche respingono le fatwa degli Ulema contro yoga e fumo

di Mathias Hariyadi
Leader religiosi ed esponenti della società civile definiscono le direttive “incostituzionali e inutili”, perché rischiano di distruggere l’idea di “unità nazionale”. Già in passato il Consiglio degli Ulema aveva emesso editti controversi e contrari al pluralismo.

Jakarta (AsiaNews) – “Incostituzionali e inutili”. È il parere espresso da diversi leader religiosi musulmani e membri della società civile sulle fatwa lanciate dagli Ulema indonesiani, contrari alla pratica dello yoga, al vizio del fumo e all’astensione dal voto.

Il 25 gennaio, 700 membri del Consiglio indonesiano degli Ulema (Mui), riuniti in assemblea a Padang Panjang, città della provincia di West Sumatra, hanno emesso una fatwa contro lo yoga, il fumo e l’astensione al voto, spiegando che sono tutte ““attività contrarie ai precetti dell’islam”.

La presa di posizione degli Ulema ha scatenato una ondata di proteste nel Paese: fumare è dannoso per la salute, ma si tratta di una scelta che rientra nella sfera privata del singolo individuo e non va regolata con un editto religioso. Analogo discorso per lo yoga, che è considerato un mezzo per scaricare stress e tensioni per molti indonesiani che vivono nei grandi centri urbani. Religiosi e laici musulmani indonesiani ritengono quindi “inutili e contrarie alla Costituzione” le direttive degli Ulema, che rischiano di distruggere l’idea di “unità nazionale” e il concetto di società pluralista.

“Il pericolo è che queste norme vengano imposte a tutti gli indonesiani, a prescindere dal credo religioso” afferma Fadjroel Rachman, attivista politico musulmano, che riprende un invito lanciato in precedenza dal vice-presidente dell’Indonesia Jusuf Kalla, il quale aveva avvertito gli Ulema di non emettere fatwa “controverse” e in grado di “minare l’unità nazionale”.

Critiche arrivano anche dalle due principali organizzazioni musulmane moderate del Paese, il Nahdlatul Ulama (Nu) e il Muhammadiyah, che parlano di sentenze “inutili” e destinate a essere “ignorate” dalla maggioranza dei cittadini. In riferimento alla presa di posizione degli Ulema sul tabagismo, Hasyim Muzadi – presidente del Nahdlatul Ulama – sottolinea che sarebbe stato più corretto definire il vizio del fumo makruh, che sta a significare “cattivo” o “da interrompere”, piuttosto che “illecito”.

Formato nel 1975 dall’ex presidente Suharto, il Consiglio degli Ulema ha sempre originato controversie tra i musulmani indonesiani. Esso gode del sostegno di islamici vicini alla frangia fondamentalista del Paese e ha emesso una serie di editti controversi, tra i quali: la messa al bando delle preghiere interreligiose e dei matrimoni misti, oltre a campagne contro il pluralismo religioso, il liberalismo e laicità dello Stato.

Monday, 26 January 2009

Yoga, sorry lha yauw --kata MUI

Musulmani indonesiani contro yoga, fumo e astensione dal voto

Fatwa contro chi pratica lo yoga, perché “indebolisce la fede nell’islam”. Nel mirino degli ulema anche le sigarette – ma su questo punto non c’è consenso unanime – e quanti si astengono dal voto. E devono eleggere candidati fedeli all’islam.



Jakarta (AsiaNews) – Praticare lo yoga, fumare nei luoghi pubblici e astenersi dal voto sono “attività contrarie ai precetti dell’islam”. È quanto annunciato oggi dal Consiglio indonesiano degli Ulema (Mui) durante un’assemblea plenaria a Padang Panjang, città della provincia di West Sumatra, alla quale partecipano 700 religiosi ed esperti di legge islamica del Paese.

Come già avvenuto in Malaysia, anche gli ulema indonesiani proibiscono la pratica dello yoga per i musulmani perché contiene elementi caratteristici della tradizione indù. I religiosi islamici puntano il dito contro “la recita dei mantra” e sottolineano che perseverare nella pratica implica “commettere un peccato” e “indebolire la fede nell’islam”. La decisione ha già sollevato critiche fra i musulmani indonesiani: lo yoga è una delle attività predilette – tra i cittadini e gli uomini di affari – per scaricare lo stress e riacquistare un equilibrio psico-fisico.


Pur fra polemiche e divisioni, gli ulema hanno anche bandito le sigarette dai luoghi pubblici. Il divieto di fumare vale, inoltre, per le donne incinte e per gli adolescenti. Alla base della decisione vi sarebbero i “rischi per la salute”.
L’industria del tabacco è una risorsa essenziale per il Paese e una parte degli ulema, soprattutto fra quanti provengono dalle zone in cui si concentra la produzione di sigarette, pare non gradire la scelta di proibire il fumo.

La terza fatwa colpisce quanti si astengono dal voto. Una decisione importante anche per i risvolti politici che potrebbe celare: in aprile sono in programma le elezioni politiche, mentre a luglio si elegge il nuovo presidente indonesiano. E per i musulmani non è possibile votare candidati che non siano fedeli dell’islam ed espressione di partiti islamici.

L’Indonesia è il Paese musulmano più popoloso al mondo: quasi il 90% dei 234 milioni di indonesiani è fedele all’islam. La gran parte ne pratica una visione moderata, ma sono presenti sempre più sussulti di integralismo. Le recenti sentenze degli ulema sembrano promuovere proprio questa visione integralista . (MH)

Imlek 2009, Tahun Kebo Ndupak





Dopo anni di violenze contro i cinesi,

il Nuovo Anno lunare è festa anche a Jakarta



Il Capodanno è festa nazionale solo da pochi anni. Le comunità cinesi sono state prese di mira durante la dittatura di Suharto. Ora anche gli indonesiani fanno visita ai templi buddisti cinesi per il Nuovo anno.



Jakarta (AsiaNews) – In occasione dell’Anno del Bue, il Nuovo anno lunare che comincia oggi, le Poste indonesiane hanno emesso 4 modelli di francobollo che ritraggono un bufalo con uno stile calligrafico cinese. Abdul Syukur, presidente dei filatelisti indonesiani ha detto che questo è un segno di “rispetto per l’eredità culturale cinese”. E la cosa non è per nulla scontata perchè per decenni la comunità cinese in Indonesia è stata oggetto di violenze, attacchi e perfino di esodo forzato.

Il primo francobollo in stile cinese è stato emesso nel 2007, ma la stessa comunità cinese l’ha criticato, temendo che il gesto potesse alimentare ancora assalti e violenze contro l’etnia di discendenza cinese. Tensioni fra l’etnia cinese (WNI keturunan) e gli indonesiani locali (pribumi) sono comuni a causa delle differenze economiche fra i due gruppi. La maggiori parte dei cinesi sono ricchi; i locali invece sono relativamente poveri.

Per questa ragione le comunità cinesi sono divenute spesso un capro espiatorio contro cui dirigere l’astio e le frustrazioni della popolazione. Nel maggio 1998, vi sono state rivolte, distruzioni di negozi, case, uccisioni nate proprio dalla gelosia e dall’odio degli indonesiani verso l’etnia cinese. La violenza è stata estesa: migliaia di cinesi sono stati uccisi, altri assediati nelle loro case e lapidati; molte donne cinesi stuprate e umiliater in pubblico. Molti gruppi familiari cinesi hanno deciso perfino di fuggire all’estero, mentre i rimasti hanno fondato un partito politico per difendere i loro diritti.

Episodi simili e per un periodo più lungo sono avvenuti anche negli anni ’60, subito dopo la presidenza di Suharto (1967 – 1998), il dittattore che ha espropriato proprietà e libertà ai cinesi indonesiani e ha sempre proibito i festeggiamenti del Nuovo anno lunare. Solo dopo la sua caduta, con la presidenza del musulmano moderato Abdurrahman Wahid, il capodanno lunare è divenuta festa nazionale, chiamata Imlek.


Da allora la vita delle comunità cinesi è migliorata e questa festa è divenuta sempre più popolare anche per i nativi indonesiani, che affollano i templi cinesi per benedizioni e offerte a Jakarta, Bogor, Lampung, e Cirebon. Nella capitale, nel quartiere di Glodok, vi è il tempio cinese più antico dell’Indonesia, dedicato alla divinità buddista Guanyin (il Buddha della misericordia) e costruito nel 1630. Per la festa dell’Imlek vi sono in questi giorni decine di migliaia di visitatori.

Thursday, 22 January 2009

Doraemon Fun Story

Tahukah anda bahwa DORAEMON ternyata punya banyak saudara. ?

Doraemon punya 9 saudara :
Yg matanya buta namanya ............ ......... ......... ......... ....... Doraketok

Yg bodoh namanya ............ ......... ......... ......... ......... ........ Doramudeng

Yg sakit-2an namanya ............ ......... ......... ......... ..... ........ Dorasehat


Yg minggatan nggak pulang ke rumah namanya ............ ... Dorabali

Yg rai gedhek (tidak tau malu) namanya ............ ......... ...... Doraisin
Yg tuli namanya ............ ......... ......... ......... ......... ......... .... Dorakrungu
Yg porno namanya ............ ......... ......... ......... ......... ......... Dorakathokan



Yg baca posting ini namanya ............ ......... ......... ......... .... Dorawaras
& yg kirim e-mail ini namanya ............ ......... ......... ......... . Dorapekok alias pinter

Wednesday, 21 January 2009

Mengenal Ismail Marzuki alias Bang Ma'ing

NAMA besar komponis Ismail Marzuki setenar seperti sekian ratus lagu ciptaannya, mulai dari jenis seriosa, keroncong, stambul, mambo, rumba, tango, hingga mars.

Lewat tembang-tembang semisal Sepasang Mata Bola, Lambaian Bunga, Aryati, Kopral Jono, Jangan Ditanya Kemana 'Kupergi, dan Als De Orchideen Bloeen inilah, nama besar Bang Ma'ing atau Pak Mail-begitu Ismail Marzuki biasa dipanggil-tetap berkibar sampai sekarang dan tak pernah lapuk dimakan usia.

Rasanya tak ada cara lain yang lebih mengesankan untuk mengenang jasa dan reputasi Bang Ma'ing selain memperdengarkan kembali lagu-lagunya dan mengemasnya dalam sebuah paket acara hiburan. Lembaga Kebudayaan Betawi melakukan itu lewat acara "Mengenang Ismail Marzuki" di Hotel Indonesia Jakarta, Jumat (28/7) malam lalu.

Begitu tembang-tembang Bang Ma'ing didendangkan dalam sebuah orkestrasi musik yang menawan oleh kelompok gabungan Schenzo Ensemble dan Sanggar Ratnasari, secara spontan jari-jemari janda Bang Ma'ing, yakni Ny Eulis Zuraidah pun mulai ikut menari. Ia seakan ingin mengikuti hentakan irama orkes gambang kromong dan ensambel yang tengah melantunkan nada-nada musik karya suaminya. Meski tengah tergolek lemah di atas sebuah kursi roda, namun dari sinar matanya yang begitu berbinar-binar, tampak jelas bagaimana janda mendiang Bang Ma'ing hanyut dalam buaian lagu-lagu karya suaminya.

***

YANG pasti, masyarakat mengenal nama Ismail Marzuki tak hanya sekadar sebagai seorang komponis besar. Lebih dari itu, putra Betawi asli kelahiran Kwitang 11 Mei 1914 ini juga seorang pejuang nasional. Mogok dan tidak mau bekerja pada Belanda atau NICA adalah pilihan terbaik yang pernah dilakukan Bang Ma'ing. Itu ia lakukan ketika Belanda dengan membonceng tentara Sekutu ingin kembali menguasai Indonesia dan mengganti RRI (Radio Republik Indonesia) menjadi NORI (Radio Omroep in Overgangstijd).

Saat mogok kerja itulah, Ny Eulis Zuraidah lalu menghidupi keluarganya dengan berjualan gado-gado, mi goreng, dan asinan. Utusan NICA yang ingin membujuk Bang Ma'ing agar bersedia kembali dengan iming-iming gaji besar dan sebuah mobil rupanya tak membuat komponis-pejuang besar ini luluh. Kalau pun akhirnya Bang Ma'ing sampai menyerah, itu terjadi 25 Mei 1958 ketika komponis-pejuang ini memberikan nyawanya kepada Yang Khalik pada usia 44 tahun setelah lama menderita sakit paru-paru.

Mengenang nama besar, reputasi hebat, dan kegigihan Bang Ma'ing inilah yang hendak diperingati bersama pada acara "Mengenang Ismail Marzuki" ini. Selain kelompok koor Kompas Swara dari harian Kompas, para partisipan yang memeriahkan pentas ini adalah Mang Udel alias Drs Poernomo, Lilis Surjani, Sundari Sukotjo, Julia Yasmin, dan Ebed Kadarusman.

Mang Udel mengawali pentasnya dengan baik sekali. Lewat Halo Ibu, penyanyi gaek yang piawai memainkan instrumen okulele ini mampu membuai penonton. Belakangan penyanyi sepuh ini juga melantunkan Als De Orchideen Bloeen-sebuah lagu yang disebut-sebut menjadi salah satu masterpiece Bang Ma'ing selain tentu saja Halo-halo Bandung, Gugur Bunga, dan Rayuan Pulau Kelapa.

"Banyak orang tak tahu, Halo Ibu adalah karya Bang Ma'ing. Saya menyanyikan lagu ini supaya orang tahu itu, karena selama ini pencipta lagu itu sering kali dikatakan anonim alias tak diketahui lagi," kata Mang Udel di balik layar.

Para pengisi acara itu-masing-masing dengan gaya dan caranya sendiri-tampaknya berhasil menjadikan pentas "Mengenang Ismail Marzuki" sebagai forum tak hanya sekadar untuk membangkitkan memori indah akan Bang Ma'ing. Pentas sederhana yang dihadiri Menteri Negara Pariwisata dan Kesenian H Hidajat Djaelani, Ny Rini Sutiyoso, Ketua Umum LKB Hj Emma Agus Bisrie, dan Abdullah Ali (mantan Dirut BCA dan pendiri LKB) juga berhasil mengumpulkan dana tak kurang Rp 10 juta untuk membantu proses pengobatan janda Bang Mail. (Mathias Hariyadi)

President Obama's Inaugural Speech

My fellow citizens:

I stand here today humbled by the task before us, grateful for the trust you have bestowed, mindful of the sacrifices borne by our ancestors. I thank President Bush for his service to our nation, as well as the generosity and cooperation he has shown throughout this transition.

Forty-four Americans have now taken the presidential oath. The words have been spoken during rising tides of prosperity and the still waters of peace. Yet, every so often the oath is taken amidst gathering clouds and raging storms. At these moments, America has carried on not simply because of the skill or vision of those in high office, but because we the people have remained faithful to the ideals of our forebears, and true to our founding documents.

So it has been. So it must be with this generation of Americans.

That we are in the midst of crisis is now well understood. Our nation is at war, against a far-reaching network of violence and hatred. Our economy is badly weakened, a consequence of greed and irresponsibility on the part of some, but also our collective failure to make hard choices and prepare the nation for a new age. Homes have been lost; jobs shed; businesses shuttered. Our health care is too costly; our schools fail too many; and each day brings further evidence that the ways we use energy strengthen our adversaries and threaten our planet.

These are the indicators of crisis, subject to data and statistics. Less measurable but no less profound is a sapping of confidence across our land — a nagging fear that America's decline is inevitable, and that the next generation must lower its sights.

Today I say to you that the challenges we face are real. They are serious and they are many. They will not be met easily or in a short span of time. But know this, America — they will be met.

On this day, we gather because we have chosen hope over fear, unity of purpose over conflict and discord.

On this day, we come to proclaim an end to the petty grievances and false promises, the recriminations and worn out dogmas, that for far too long have strangled our politics.

We remain a young nation, but in the words of Scripture, the time has come to set aside childish things. The time has come to reaffirm our enduring spirit; to choose our better history; to carry forward that precious gift, that noble idea, passed on from generation to generation: the God-given promise that all are equal, all are free and all deserve a chance to pursue their full measure of happiness.

In reaffirming the greatness of our nation, we understand that greatness is never a given. It must be earned. Our journey has never been one of shortcuts or settling for less. It has not been the path for the faint-hearted — for those who prefer leisure over work, or seek only the pleasures of riches and fame. Rather, it has been the risk-takers, the doers, the makers of things — some celebrated but more often men and women obscure in their labor, who have carried us up the long, rugged path towards prosperity and freedom.

For us, they packed up their few worldly possessions and traveled across oceans in search of a new life.

For us, they toiled in sweatshops and settled the West; endured the lash of the whip and plowed the hard earth.

For us, they fought and died, in places like Concord and Gettysburg; Normandy and Khe Sanh.

Time and again these men and women struggled and sacrificed and worked till their hands were raw so that we might live a better life. They saw America as bigger than the sum of our individual ambitions; greater than all the differences of birth or wealth or faction.

This is the journey we continue today. We remain the most prosperous, powerful nation on Earth. Our workers are no less productive than when this crisis began. Our minds are no less inventive, our goods and services no less needed than they were last week or last month or last year. Our capacity remains undiminished. But our time of standing pat, of protecting narrow interests and putting off unpleasant decisions — that time has surely passed. Starting today, we must pick ourselves up, dust ourselves off, and begin again the work of remaking America.

For everywhere we look, there is work to be done. The state of the economy calls for action, bold and swift, and we will act — not only to create new jobs, but to lay a new foundation for growth. We will build the roads and bridges, the electric grids and digital lines that feed our commerce and bind us together. We will restore science to its rightful place, and wield technology's wonders to raise health care's quality and lower its cost. We will harness the sun and the winds and the soil to fuel our cars and run our factories. And we will transform our schools and colleges and universities to meet the demands of a new age. All this we can do. All this we will do.

Now, there are some who question the scale of our ambitions — who suggest that our system cannot tolerate too many big plans. Their memories are short. For they have forgotten what this country has already done; what free men and women can achieve when imagination is joined to common purpose, and necessity to courage.

What the cynics fail to understand is that the ground has shifted beneath them — that the stale political arguments that have consumed us for so long no longer apply. The question we ask today is not whether our government is too big or too small, but whether it works — whether it helps families find jobs at a decent wage, care they can afford, a retirement that is dignified. Where the answer is yes, we intend to move forward. Where the answer is no, programs will end. Those of us who manage the public's dollars will be held to account — to spend wisely, reform bad habits, and do our business in the light of day — because only then can we restore the vital trust between a people and their government.

Nor is the question before us whether the market is a force for good or ill. Its power to generate wealth and expand freedom is unmatched, but this crisis has reminded us that without a watchful eye, the market can spin out of control — and that a nation cannot prosper long when it favors only the prosperous. The success of our economy has always depended not just on the size of our gross domestic product, but on the reach of our prosperity; on our ability to extend opportunity to every willing heart — not out of charity, but because it is the surest route to our common good.

As for our common defense, we reject as false the choice between our safety and our ideals. Our founding fathers … our found fathers, faced with perils we can scarcely imagine, drafted a charter to assure the rule of law and the rights of man, a charter expanded by the blood of generations. Those ideals still light the world, and we will not give them up for expedience's sake. And so to all the other peoples and governments who are watching today, from the grandest capitals to the small village where my father was born: know that America is a friend of each nation and every man, woman, and child who seeks a future of peace and dignity, and that we are ready to lead once more.

Recall that earlier generations faced down fascism and communism not just with missiles and tanks, but with sturdy alliances and enduring convictions. They understood that our power alone cannot protect us, nor does it entitle us to do as we please. Instead, they knew that our power grows through its prudent use; our security emanates from the justness of our cause, the force of our example, the tempering qualities of humility and restraint.

We are the keepers of this legacy. Guided by these principles once more, we can meet those new threats that demand even greater effort — even greater cooperation and understanding between nations. We will begin to responsibly leave Iraq to its people, and forge a hard-earned peace in Afghanistan. With old friends and former foes, we will work tirelessly to lessen the nuclear threat, and roll back the specter of a warming planet. We will not apologize for our way of life, nor will we waver in its defense, and for those who seek to advance their aims by inducing terror and slaughtering innocents, we say to you now that our spirit is stronger and cannot be broken; you cannot outlast us, and we will defeat you.

For we know that our patchwork heritage is a strength, not a weakness. We are a nation of Christians and Muslims, Jews and Hindus — and non-believers. We are shaped by every language and culture, drawn from every end of this Earth; and because we have tasted the bitter swill of civil war and segregation, and emerged from that dark chapter stronger and more united, we cannot help but believe that the old hatreds shall someday pass; that the lines of tribe shall soon dissolve; that as the world grows smaller, our common humanity shall reveal itself; and that America must play its role in ushering in a new era of peace.

To the Muslim world, we seek a new way forward, based on mutual interest and mutual respect. To those leaders around the globe who seek to sow conflict, or blame their society's ills on the West — know that your people will judge you on what you can build, not what you destroy. To those who cling to power through corruption and deceit and the silencing of dissent, know that you are on the wrong side of history; but that we will extend a hand if you are willing to unclench your fist.

To the people of poor nations, we pledge to work alongside you to make your farms flourish and let clean waters flow; to nourish starved bodies and feed hungry minds. And to those nations like ours that enjoy relative plenty, we say we can no longer afford indifference to the suffering outside our borders; nor can we consume the world's resources without regard to effect. For the world has changed, and we must change with it.

As we consider the road that unfolds before us, we remember with humble gratitude those brave Americans who, at this very hour, patrol far-off deserts and distant mountains. They have something to tell us, just as the fallen heroes who lie in Arlington whisper through the ages. We honor them not only because they are guardians of our liberty, but because they embody the spirit of service; a willingness to find meaning in something greater than themselves. And yet, at this moment — a moment that will define a generation — it is precisely this spirit that must inhabit us all.

For as much as government can do and must do, it is ultimately the faith and determination of the American people upon which this nation relies. It is the kindness to take in a stranger when the levees break, the selflessness of workers who would rather cut their hours than see a friend lose their job which sees us through our darkest hours. It is the firefighter's courage to storm a stairway filled with smoke, but also a parent's willingness to nurture a child, that finally decides our fate.

Our challenges may be new. The instruments with which we meet them may be new. But those values upon which our success depends — hard work and honesty, courage and fair play, tolerance and curiosity, loyalty and patriotism — these things are old. These things are true. They have been the quiet force of progress throughout our history. What is demanded then is a return to these truths. What is required of us now is a new era of responsibility — a recognition, on the part of every American, that we have duties to ourselves, our nation, and the world, duties that we do not grudgingly accept but rather seize gladly, firm in the knowledge that there is nothing so satisfying to the spirit, so defining of our character, than giving our all to a difficult task.

This is the price and the promise of citizenship.

This is the source of our confidence — the knowledge that God calls on us to shape an uncertain destiny.

This is the meaning of our liberty and our creed — why men and women and children of every race and every faith can join in celebration across this magnificent Mall, and why a man whose father less than sixty years ago might not have been served at a local restaurant can now stand before you to take a most sacred oath.

So let us mark this day with remembrance, of who we are and how far we have traveled. In the year of America's birth, in the coldest of months, a small band of patriots huddled by dying campfires on the shores of an icy river. The capital was abandoned. The enemy was advancing. The snow was stained with blood. At a moment when the outcome of our revolution was most in doubt, the father of our nation ordered these words be read to the people:

"Let it be told to the future world … that in the depth of winter, when nothing but hope and virtue could survive…that the city and the country, alarmed at one common danger, came forth to meet (it)."

America, in the face of our common dangers, in this winter of our hardship, let us remember these timeless words. With hope and virtue, let us brave once more the icy currents, and endure what storms may come. Let it be said by our children's children that when we were tested we refused to let this journey end, that we did not turn back nor did we falter; and with eyes fixed on the horizon and God's grace upon us, we carried forth that great gift of freedom and delivered it safely to future generations.

Thank you. God bless you. And God bless the United States of America.

Monday, 19 January 2009

Museum Punya Banyak Sahabat

LATAR BELAKANG

SAHABAT MUSEUM adalah komunitas anak muda yang peduli dan mempunyai minat yang sama mengenai peninggalan sejarah, heritage, heritage, seni dan budaya nusantara. Komunitas SAHABAT MUSEUM ini dimulai ketika Adep Purnama yang biasa dipanggil ADEP, pelopor SAHABAT MUSEUM (yang kemudian menjadi ketua SAHABAT MUSEUM) tertarik untuk mengikuti perjalanan pertama program Wisata Kampung Tua yang diselenggarakan oleh Museum Sejarah Jakarta pada bulan Juli 2002. Setelah mengikuti perjalanan tersebut, ia mempunyai ide, minat & tujuan untuk membantu museum dalam membenahi acara yang dianggap sangat menarik dan berpotensi untuk dipublikasikan untuk menjadi edutainment kepada masyarakat umum. Untuk itu, ia menghubungi beberapa rekannya yang berpikiran sama, dan sepakat untuk membentuk suatu komunitas pecinta sejarah yang mengajukan konsep education & entertainment dengan nama SAHABAT MUSEUM.

TUJUAN


Tujuan dibentuknya komunitas SAHABAT MUSEUM adalah untuk berbagi informasi mengenai segala sesuatu yang berhubungan dengan sejarah, heritage, seni dan budaya, baik mengenai Indonesia pada umumnya, maupun Jakarta pada khususnya. SAHABAT MUSEUM juga memberikan informasi dan mengadakan kunjungan – kunjungan ke museum museum, lokasi lokasi dan bangunan bangunan yang mempunyai nilai sejarah yang sangat menarik untuk dikunjungi.


VISI dan MISI


Visi SAHABAT MUSEUM adalah untuk memberikan pendidikan sekaligus entertainment (edutainment) kepada berbagai kalangan dengan cara tersendiri. Dengan berbekal pengetahuan yang matang mengenai sejarah Jakarta, pengalaman serta jiwa entertain yang penuh semangat, SAHABAT MUSEUM telah membuktikan kesuksesannya dalam merangkul masyarakat awam untuk tertarik terjun dan berpartisipasi dalam kegiatan SAHABAT MUSEUM.

Misi yang ingin dicapai oleh SAHABAT MUSEUM adalah untuk mensosialisasikan semua itu dan mewujudkan cita-cita untuk dapat menjadikan Jakarta sebagai kota sejarah yang dikenal dunia internasional.

Moderator

Bagi kalian yang baru saja bergabung, milis ini dibantu oleh 4 moderators (deedee caniago, ninta sebayang, mayasari taufik, galuh fajar). Hingga saat ini, tanggal 23 Juni 2008, anggota milis sahabat museum sudah mencapai 3672 orang.

Plesiran Tempo Doeloe

Acara tetap bulanan kami adalah acara Plesiran Tempo Doeloe, biasa disingkat dengan PTD (atau PiTiDi kalo yang ngomong Cinta Laura), yaitu acara jalan2 sejarah santai mengunjungi beberapa lokasi sejarah.

PTD terbagi dalam 2 jenis, PTD dalam kota dan PTD luar kota. PTD dalam kota biasanya diadakan sebulan sekali, yang jatuh pada hari minggu diakhir bulan nya (catet yaaa), sedangkan untuk PTD luar kota biasanya sesuai dengan jadwal yang sudah dilemparkan ke milis sebelumnya.

Semua anggota BatMus atau bukan bisa mengikuti acara dan kegiatan BatMus asalkan sehat jasmani & rohani, dan mengikuti ketentuan & peraturan yang berlaku.

Untuk mengikuti acara PTD, calon peserta bisa melihat pengumuman atau informasi acara yang biasanya di posting di milis beberapa minggu sebelum acara, kemudian mendaftarkan diri dengan mengirimkan email ke adep@cbn.net.id BUKAN ke milis BatMus. Dan setelah mendapatkan konfirmasi keikutsertaan & nomor urut, calon peserta akan diminta untuk mentransfer biaya keikutsertaan acara.

Biaya keikutsertaan PTD dalam kota sebesar Rp 30,000 sampai Rp 75,000/orang (tergantung program & lokasi plesiran), sudah mencakup kunjungan & tiket masuk ke lokasi2 sejarah atau bangunan2 tua, informasi yang diberikan oleh nara sumber, snack ringan khas BatMus (roti buaya) & kadang2 ada tambahan tontonan film sejarah, diskusi atau bedah buku, keceriaan dan syukur2 bisa masuk koran/majalah/TV karena BatMus sering sekali diliput oleh media di setiap acaranya ;-)

Cara keikutsertaan PTD luar kota hampir sama, hanya saja biaya PTD luar kota berbeda setiap kota nya, tergantung lokasi tujuan wisata, biaya transportasi, akomodasi, makanan, dll dsb, dan biasanya calon peserta PTD luar kota akan sebelumnya akan diminta untuk transfer down payment (DP) beberapa minggu dimuka.

Cara pembayaran PTD bisa melalui 3 bank yang disediakan :

Bank BCA : 2371425693 BCA cab Pondok Indah atas nama ADE HARDIKA PURNAMA

Bank MANDIRI : 101.000.44.34.088: cab Pondok Indah atas nama ADE HARDIKA PURNAMA

Bank BNI 46 : 0148445465 cab Pondok Indah atas nama ADE HARDIKA PURNAMA

Peraturan Mailing List Sahabat Museum

  1. Milis ini dibangun untuk ajang berdiskusi dan berbagi informasi tentang hal hal yang berhubungan dengan sejarah, heritage, tempo doeloe, kegiatan kegiatan batmus dan semua hal2 yang terkait didalamnya. Siapa saja boleh menjadi anggota, dan boleh ikut serta berpartisipasi dalam segala macam acara dan kegiatan batmus

  1. Semua member milist diperbolehkan mem posting segala macam informasi yang berhubungan dengan hal hal tersebut diatas

  1. Dilarang menggunakan media ini untuk promosi bisnis pribadi/perusahaan, iklan yg tidak berhubungan dengan forum, MLM, mengirim email yang berisikan chat (email pendek/sepotong tanpa identitas yang jelas), email berantai dan sejenisnya.
    Setiap anggota yang melanggar akan langsung dikeluarkan/ Banned dari milis tanpa/dengan peringatan terlebih dahulu

  1. Mohon perhatikan sebelum mengirim email membaca kembali apakah email tersebut pantas dibaca oleh ratusan orang yg tidak membutuhkannya, jadi silahkan japri ke email yg bersangkutan juga hindari cross posting, supaya tidak menjadi junk mail yang memenuhi kapasitas inbox

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  1. Silahkan Bertukar informasi dan berdiskusi dengan baik, bersahabat, dan
    dengan semangat membangun. Hindarilah perdebatan yang tidak perlu yang mengarah ke perpecahan

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  1. Gunakan bahasa yang sopan dan sederhana yang bisa dimengerti oleh semua orang, dikarenakan anggota milis terdiri dari berbagai macam latar belakang dan usia yang berbeda

  1. Apabila menanyakan sesuatu, harap menunggu respond dengan sabar dikarenakan tidak semua orang mempunyai akses internet selama 24 jam, sehingga perlu waktu untuk menjawab semua pertanyaan pertanyaan yang diajukan. Semua angota milis dipersilahkan untuk saling membantu sharing informasi yang diketahui mengenai pertanyaan pertanyaan yang diajukan, maupun mengenai informasi seputar sejarah, heritage, tempo doeloe yang menarik untuk di sharing ke semua anggota milis

  1. Bagi yang melanggar ketentuan-ketentuan di atas, emailnya dapat di-moderat atau bahkan langsung di-banned oleh Moderator tanpa/dengan pemberitahuan sebelumnya

  1. Moderator berhak untuk melakukan perubahan terhadap ketentuan ini sesuai dengan
    kebutuhan.

Sekilas singkatan2 yang sering digunakan di milis BatMus

1.BatMus = Sahabat Museum

2.PTD = Plesiran Tempo Doeloe = acara jalan2 wisata sejarah bulanan BatMus

3.PinTong = Pindah Tongkrongan = acara kumpul2 anak2 BatMus yang berpindah2 dari satu tempat ke tempat lain dalam satu harinya. Bisa nonton bareng (film sejarah/dokumenter/atau film 21 yang terkini),photo2 bareng, ngafe & ngupi bareng, makan2 bareng, karaoke bareng,dll dsb.

Multiply

Untuk melihat ”wajah” teman2 anggota BatMus, silahkan add :

Multiply : http://sahabatmuseum.multiply.com

Sekian sekilas informasi mengenai sahabat museum. Apabila masih ada yang perlu ditanyakan, silahkan hubungi kami melalui jalur pribadi (japri) alias email ke adep@bn.net.id, HP di 0818-949682 atau join milsnya di sahabatmuseum@yahoogroups.com

Inferno di Pertamina Plumpang Deposito

Jakarta: incendio devasta il deposito di Plumpang. Ancora ignote le cause del rogo
di Mathias Hariyadi

Questa mattina i vigili del fuoco hanno domato le fiamme nel deposito della Pertamina a nord di Jakarta. Secondo una stima provvisoria i danni superano il milione di euro. Il governo ha formato un team di investigatori per risalire alle cause dell’incendio. Già in passato il deposito di carburante era finito nel mirino dei terroristi.

Jakarta (AsiaNews) – Un team di esperti ha avviato le indagine per risalire alle cause del rogo - incidente o attentato - che ha devastato il deposito di carburante di Plumpang, a nord di Jakarta. La task force è composta da poliziotti e rappresentanti del colosso statale dell’energia Pertamina, proprietaria del deposito di carburante in cui, lo scorso 17 gennaio, è divampato un gigantesco incendio le cui fiamme sono state domate solo oggi dai vigili del fuoco.

“Gli investigatori hanno iniziato i rilievi”, conferma Anang Rizkani Noor, vicepresidente della Pertamina Corporate Communication. Secondo le prime stime i danni ammonterebbero a 15 miliardi di rupie indonesiane (poco più di un milione di euro), ma i vertici del gruppo stanno ancora valutando il totale delle perdite. “Siamo in attesa dei risultati dagli inquirenti” aggiunge il manager, secondo il quale nel rogo sono andati perduti tra i 1500 e i 2000 chilolitri di carburante. Egli aggiunge che la temporanea chiusura del deposito di Plumpang non comporta rischi a livello di rifornimenti per la capitale; sono stati attivati altri depositi Portamina a Cikampek, Padalarang e Merak i quali hanno iniziato a erogare il carburante necessario per rispondere ai fabbisogni di Jakarta e dell’area circostante.

Il vicepresidente della compagnia di Stato assicura che “la scorta” di Plumpang si è salvata e vi sono ancora “60mila chilolitri disponibili nei depositi” risparmiati dalle fiamme. Già in passato il complesso è finito nel mirino dei terroristi, i quali hanno minacciato di far esplodere i depositi di carburante in prossimità dell’esecuzione della condanna a morte per gli attentatori di Bali, nel novembre scorso.

I vertici della polizia di Jakarta stazionano senza sosta sul luogo dell’incidente e non escludono al momento nessuna pista, compresa quella del terrorismo: “Questo è un caso sul quale dovremo far luce” commenta il generale Sunso Duaji, capo del team di investigatori della polizia, il quale invita a non trarre conclusioni affrettate: “Non si possono trarre conclusioni – ribadisce – prima di aver preso in esame tutte le tracce riscontrate sulla scena del crimine”. Per prevenire ulteriori incidenti, le forze di sicurezza hanno rafforzato i controlli attorno ai principali impianti di carburante del Paese, tra i quali Cirebon a West Java, Cilcap nello Java centrale e a Bali.