Proprio oggi sono stati sottoposti a controllo medico. Per il 6° anniversario dell'attacco terroristico, cresce la polemica sulla loro esecuzione. I 3 condannati ripetono di essere stati strumento “di Dio”. L’opinione pubblica si chiede il perché dei rinvii, mentre è stata rapida l’esecuzione di condannati non islamici.
Jakarta (AsiaNews) – In occasione del 6° anniversario dell’attentato che ha ucciso 202 persone a Bali il 12 ottobre 2002, i familiari delle vittime (in gran parte stranieri) e l’opinione pubblica indonesiana sono tornati a chiedere quando sarà eseguita la pena di morte contro i 3 responsabili, Amrozi (nella foto: dopo la sentenza di morte), Imam Samudra e Ali Ghufron. Indiscrezioni non confermate dicono che proprio oggi sono stati sottoposti a un controllo medico, preliminare necessario all’esecuzione per fucilazione.
Buyung Nasution SH, noto avvocato e consulente legale del presidente, ha osservato che il Procuratore generale non ha più ragioni legali per rinviare l’esecuzione. Da mesi è stata respinta l’ultima opposizione dei condannati, che come islamici hanno chiesto di essere decapitati con una spada come raccomandato dalla legge islamica, invece che fucilati.
“Diplomatici stranieri – spiega Buyung – mi chiedono spesso perché l’Indonesia sia così lenta ad eseguire la pena. Che differenza ci sia con i condannati non islamici (i cristiani Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu) che sono state uccisi con rapidità, mentre ancora volevano presentare un altro ricorso giudiziario”.
L’ultimo ricorso possibile dei 3 di Bali è stato respinto nel settembre 2007 e da allora si attende l’esecuzione.
Bantarto Bandoro, esperto politico dell’Università di Indonesia, dice che il governo pospone l’esecuzione per acquistare favore politico in vista delle elezioni del 2009, mentre ambienti politici estremisti sperano che il tempo causi un’ondata di simpatia a favore dei condannati. La scorsa settimana l’opinione pubblica è insorta anche per i commenti arroganti di Imam Samudra e Ali Gufron. Essi hanno ripetuto che “non siamo pentiti, e non lo saremo mai… L’attentato di Bali era necessario. Il loro destino [di essere uccisi per l’attentato] è stato deciso da Dio”.
Gli stessi giorni Amrozi ha minacciato che i suoi sostenitori e amici lo vendicheranno, se sarà giustiziato, con un immediato attentato in Indonesia. Minaccia presa sul serio dal capo della polizia, generale Bambang Hendarso Danuri, che ha disposto massimo all’erta quando inizieranno i preparativi per l’esecuzione.
Il procuratore generale indonesiano Hendarman Supandji ha ripetuto di avere posposto l’esecuzione al sacro mese del Ramadan, finito il 30 settembre. Ha ribadito che avverrà entro l’anno, ma senza indicare la data. Peraltro fonti di stampa riportano che il 16 ottobre Amrozi riceverà la visita dei familiari, evento che potrebbe indicare la prossimità dell’esecuzione.
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