INDONESIA
di Mathias Hariyadi
A destare controversie il racconto del giorno del giudizio: una moschea è rasa al suolo e la salvezza è possibile solo in una chiesa. In diverse zone del Paese i fondamentalisti impediscono la proiezione del film e compiono raid negli internet-point. Leader islamico: è proselitismo cristiano. Musulmano moderato: è solo un film.
Jakarta (AsiaNews) – Il Consiglio indonesiano degli Ulema (Mui) condanna per blasfemia l'apocalittico film “2012” di Roland Emmerich e invita i musulmani del Paese a disertare le sale cinematografiche. L’ultima opera del regista autore di “Indipendence Day” e “The day after tomorrow” conterrebbe scene contrarie ai principi dell’islam; i leader musulmani, infatti, si sentono oltraggiati perché la salvezza di una famiglia nel “giorno del giudizio” è dipesa dalla decisione di “ripararsi in una chiesa”, mentre il film mostra la completa distruzione di una moschea.
La delibera del Mui ha già scatenato una polemica profonda in Indonesia, a tre mesi dall’editto in cui bollavano come “pratica illecita” il fumo per le donne. Oggi i leader islamici si scagliano contro “2012” di Emmerich, film ispirato a una antica profezia Maya secondo cui la fine del mondo avverrà il 21 dicembre 2012. Il kolossal mostra scene “illecite” e trasmette il messaggio per cui “la salvezza si raggiunge solo nella chiesa”.
Le prime polemiche contro il film sono divampate la scorsa settimana nel distretto di Malang, nella provincia di East Java, quando il leader degli ulema locale ha emanato un “editto” in cui invitava i residenti della zona a disertare le sale cinematografiche. Secondo Kiai Hajj Mahmud Zubaidi l’opera trasmette “messaggi fuorvianti” e aggiunge che “il D-day per i musulmani è segreto e solo Dio sa quando avverrà”.
La presa di posizione degli ulema è destinata a scatenare un’aspra polemica nel Paese, che vedrà contrapposti “due diversi schieramenti”. Intanto le sale cinematografiche sono prese d’assalto e l’ala musulmana moderata sottolinea che “si tratta solo di un film” e non ha “niente a che vedere con la fede”.
A Surakarta, nello Java centrale, i leader locali del Mui hanno imposto il blocco delle proiezioni nelle sale cinematografiche. Nel distretto di Stubondo, nella provincia di East Java, i fondamentalisti hanno compiuto spedizioni negli internet-point per impedire di scaricare il film. “Condanniamo nella maniera più assoluta – dichiara Kiai Hajj Abdullah Faqih Gufron – il film illecito, perché lascia senza difese la popolazione di Sitibondo di fronte a una scena controversa”. Egli chiede anche l’intervento di Tifatul Sembiring, Ministro per le comunicazioni ed ex presidente del movimento semi-fondamentalista Prosperous Justice Party (Pks).
Amidhan, capo nazionale del Mui, aggiunge che l’ente indonesiano preposto alla censura (Lsf) non ha preso “le dovute precauzioni” approvando una scena “così delicata”. Egli si riferisce alle immagini del “giorno del giudizio”, in cui si assiste alla distruzione di una moschea, mentre l’edificio cristiano è perfettamente integro. “Ogni proselitismo della fede [cristiana] – chiosa – va tagliato”.
Diversa l’opinione di un altro leader Mui, Kiai Hajj Ma’ruf Amin: “è solo finzione – spiega – un prodotto della creatività e dell’immaginario. Nessuno sa quando avverrà il giorno del giudizio. Non vedo niente di illecito e lasciamo che le persone si divertano a guardarlo”. Saifullah Yusuf, vice-governatore di East Java, invita i leader musulmani a essere “più saggi quando trattano questi argomenti: un film è un prodotto della creatività dell’uomo e il Mui non dovrebbe diffondere pareri non richiesti”.
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