Jakarta (AsiaNews) Il cardinale Giulio Darmaatmadja arcivescovo di Jakarta e presidente della Conferenza episcopale indonesiana si è recato questa mattina dal capo della polizia indonesiana, generale Sutanto, per chiedere un intervento della pubblica sicurezza in caso di nuove attacchi contro ogni religione. Insieme al porporato si sono recati al comando generale della pubblica sicurezza Kiai Haj Hasyim Muzadi, presidente del Nahdlatul Ulama (Nu, la più grande organizzazione musulmana del Paese) ed il reverendo Andreas Yewangoe, presidente del Sinodo delle chiese indonesiane.
Dopo l'incontro il cardinal Darmaatmadja ha sottolineato che ogni problema riguardante le confessioni religiose dovrebbe essere affrontato con dialoghi pacifici. "Non lasciamo dice il porporato che il problema venga mantenuto in vita con la violenza da parte di gruppi illegali". Kiai Muzadi ha poi ribadito la necessità di un intervento della polizia in caso di chiusura forzata di chiese da parte di fondamentalisti musulmani. "Non possono avere la legge in mano continua il leader e la polizia dovrebbe facilitare ogni incontro volto a chiarire la questione con l'arma più appropriata del dialogo".
L'intervento dei 3 leader religiosi segue la pubblicazione di un documento del presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, in cui si ripete l'impegno governativo a garantire la libertà religiosa. Nel documento, pubblicato il 4 settembre, Susilo chiede alla pubblica sicurezza di prevenire ogni violenza contro le diverse confessioni religiose e chiama in causa Haj Maftuh Basyuni, ministro degli Affari religiosi, che "insieme ai capi locali deve fermare rapidamente la violenza a Bandung, nel West Java".
Il 3 settembre a Jakarta migliaia di fedeli cristiani hanno manifestato insieme all'ex presidente indonesiano Gus Dur, protestando contro la chiusura di 23 chiese nella provincia ad opera dell'Islamic Defender Front (Idf), gruppo composto da fondamentalisti islamici.
Habieb Rizieq, presidente dell'Idf, ha risposto oggi alle accuse ed ha sostenuto che quelle chiuse "non erano chiese ma case, che non hanno il permesso di ospitare celebrazioni o preghiere". Rizieq ha ricevuto nei giorni scorsi la visita di p. Franz Magnis-Suseno gesuita ed attivista per la pace e del reverendo Sairin. Durante il colloquio ha confermato la disponibilità del suo gruppo "a prevenire ogni attacco contro le chiese legali, finchè queste rimangono tali".
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