Friday 18 December 2009

Padre Rantinus Manalu Pr di Sibolga

17/12/2009 13:01
INDONESIA
Nord Sumatra, indagato sacerdote per il suo aiuto a coltivatori della gomma
di Mathias Hariyadi

P. Rantius Manalu Pr ha fornito sementi agli agricoltori da impiantare in un terreno abbandonato. Interrogato per sette ore dalla polizia, dovrà rispondere di appropriazione indebita. Solidarietà dal vescovo e da cattolici e musulmani.

Jakarta (AsiaNews) – Centinaia di persone – sacerdoti, suore, laici, cristiani e musulmani – guidate da mons. Ludovicus Manullang, vescovo di Sibolga, diocesi della provincia di Nord Sumatra - si sono riunite davanti al quartier generale delle forze dell’ordine per protestare contro il fermo e l'interrogatorio di p.
Rantius Manalu Pr, sacerdote cattolico e attivista per i diritti umani. Convocato ieri nel quartier generale della polizia di Nord Sumatra, il sacerdote è stato interrogato per sette ore dagli investigatori per aver “distribuito sementi di gomma ai coltivatori”, da impiantare in un terreno abbandonato da tempo, ma la cui proprietà è rivendicata dal North Sumatra’s Forestry Ministry Chapter. Dovrà rispondere di appropriazione indebita. Insieme al religioso, nel registro degli indagati è finito anche Robinson Tarihoran, un coltivatore locale, che avrebbe collaborato “nell’occupazione” di un terreno denominato Register 47 Forest.

P. Rantius è famoso per le sue battaglie a tutela dei diritti degli abitanti dei villaggi di Parbatua e Hutaginjang, situati nei sotto-distretti di North Barus, nelle Tapanuli centrali (Nord Sumatra). Egli avrebbe invitato la popolazione locale a coltivare una “terra di nessuno”, abbandonata da tempo, con sementi di gomma. Ma quel terreno è reclamato dal''ente governativo.

Diah Susilowati, legale rappresentante del sacerdote, precisa che il verbale di interrogatorio non è stato firmato perché “non sono state rispettate le procedure di legge”. Mons. Manullang si è subito schierato a difesa di p. Rantius, sottolineando che “la decisione di distribuire i semi ai coltivatori è stata presa in accordo con la diocesi” e il prete ha “adempiuto alla sua missione pastorale, rivendicando i diritti della popolazione”.

Vicinanza al sacerdote cattolico viene espressa anche da Sodikin Lubis, un coltivatore locale e figura di primo piano della comunità musulmana, che aggiunge: “i coltivatori locali utilizzano da tempo i terreni e hanno un permesso ufficiale dal lontano 1941”.

In una mail inviata ad AsiaNews, p. Manalu ribadisce che le accuse sono “ingiuste e prive di fondamento”. Egli spiega in tre punti le ragioni a sua discolpa: “non ho fatto nulla di male o di moralmente sbagliato, come scritto nel fascicolo della polizia; non possiedo nessun terreno o ettari di terre coltivate; sono un ambientalista, e se solo me lo permettessero curerei l’impianto di alberi per dare nuova linfa alle terre di Sibolga”.

Saturday 12 December 2009

Padang: Trauma healing

12/12/2009 10:18
INDONESIA
The work of Catholic volunteers for children of Sumatra earthquake
by Rosalia Royani
Games and playtime to alleviate the trauma caused by the earthquake. At least 150 students have fled the area, for fear of new tremors. The media have fuelled the alarm, but the rumours were unfounded.

Padang (AsiaNews) - Treating the trauma of children who survived the earthquake, with magic tricks and leisure time together. These are the activities organized by a group of volunteers in an Indonesian Catholic school in Padang, West Sumatra, badly damaged by the earthquake of 30 September. Classes resumed two weeks after the earthquake. Teachers are accompanying normal lessons with moments of recreation, to help students "bury" the trauma of the recent experience.

The 7.9 magnitude earthquake claimed thousands of victims, many of which remain under the rubble. The quake also knocked down 135,488 buildings, 65,380 private dwellings, 2164 schools, 51 hospitals and 1003 places of worship, including mosques and churches.

Enno, a six year old primary school student witnessed terrible scenes in the hours following the earthquake. Many of her comrades are died under the rubble. The child’s father recovered several bodies, many of whom were children of the Mariana KG Catholic Institute, the same school his daughter attends.

Two and a half months on, small Enno has begun to smile again but for many others the path to recovery is more difficult. One child responds to the volunteers invitation to participate in group games with rude gestures. Another child spends most of his time alone in silence.

But not only children are feeling the consequences of the earthquake, even the adults have suffered trauma. For this reason the Catholic Humanitarian Charity Organization (Kkbk) has developed a specialized team which devotes its activities to the "recovery" of parents, older siblings, older people.

In the weeks following the quake, rumours of possible shocks have contributed to the climate of terror and fear. More than 150 students have left schools in the area and the city of Padang, to take refuge with relatives or friends scattered throughout the Indonesian archipelago.

Rosalia Mujirahayu, principal of a Catholic school in the city, points the finger at the media - television and newspapers – which have repeatedly sounded the alarm for new earthquakes, spreading panic among people. Only the intervention of a rescue team of the Catholic University of Parahyangan in Bandung (West Java), has helped to defuse the climate of fear. "Thanks to them - says the woman - we knew that these rumours were totally unfounded".

Friday 11 December 2009

Nias, un disastro dimenticato

04/04/2006 10:56
INDONESIA

di Mathias Hariyadi
A una anno dal terremoto che sconvolse l'isola indonesiana, gli abitanti denunciano: mancano ancora scuole, case, strade e ponti. Gli sfollati vivono in capanne costruite con i propri risparmi. Le responsabilità di Ong e dell'Agenzia governativa per la ricostruzione.

Medan (AsiaNews) – A un anno dal grave terremoto che l'ha distrutta, la piccola isola indonesiana di Nias, Nord Sumatra, ha bisogno ancora di tutto: scuole, case, ponti e strade. Colpita il 28 marzo da un sisma di 8,7 gradi questa zona, in gran parte popolata di cristiani, sembra essere stata dimenticata dagli aiuti delle grandi organizzazioni. Rispetto ad Aceh, su cui si è abbattuto lo tsunami del 26 dicembre 2004 e dove operano ancora 200 Ong, su quest'isola ne sono attive solo 60.

Il terremoto dell'anno scorso ha ucciso almeno 850 persone e lasciate altre 6 mila ferite. Le vittime del disastro, inclusi i bambini, ancora non possono usufruire di adeguate strutture scolastiche. Le lezioni si svolgono ancora in tende e alcune classi si riuniscono in case crollate.

Gli abitanti locali lamentano la lenta ricostruzione gestita dalla governativa Rehabilitation and Recostruction Agency for Aceh and Nias (Brr). Uno di loro, Assereli Zebua, 44 anni, direttore di una scuola elementare statale a Maliwa, denuncia: "Abbiamo inviato direttamente alla Brr un rapporto sulla situazione dell'isola tre mesi fa, ma ancora non abbiamo ricevuto risposta; nessuno del loro staff si è degnato di visitare la zona".

Secondo quanto riferisce il capo della Brr a Nias, Wiliam Syahbandar, il sisma ha distrutto 723 scuole su 879 totali. Egli spiega che l'agenzia ha già costruito 12 edifici scolastici. "E altri 98 sono in fase di costruzione – aggiunge – mentre l'Unicef provvederà a 75 scuole provvisorie".

Ma non sono solo le scuole a mancare. Il disastro ha causato 13 mila sfollati che ancora vivono in situazioni precarie. La Brr ha costruito solo 1448 case contro le 13 mila progettate. La maggior parte dei senza tetto vive in abitazioni temporanee, messe in piedi a proprie spese e che assomigliano più a capanne che a vere e proprie case.

Chi vive in zone remote ha ancora più disagi: i ponti non sono ancora stati ricostruiti e le strade riparate. La gente è costretta a fare ore di cammino per raggiungere una qualsiasi destinazione. Yanima Gea, 22 anni, deve camminare due ore dal villaggio di Halimbowo, nel sotto-distretto di Hiliduo, per fare la spesa nel villaggio più vicino.

Paul Dillon, portavoce dell'International Organization for Migration (Iom), spiega che la maggior parte delle infrastrutture a Nias è stata distrutta; il 70% di tutti i ponti non è più utilizzabile; la strada principale da Sitoli Mount a Teluk Dalam è ancora impercorribile per la mancanza di ponti.

Proprio sulla ricostruzione dei ponti si concentra il lavoro dello Iom. "La ricostruzione e la ripresa di Nias si giocano sulla riattivazione dei collegamenti" ha detto Dillon.

Terremoto: centinaia di morti anche sulle isole Banyak

30/03/2005 11:01
INDONESIA

Difficili le operazioni di soccorso a Nias e Simeuleu: mancano scavatrici per liberare le strade dalle macerie. La comunità internazionale invia aiuti e promette sostegno economico.

Jakarta (AsiaNews) La comunità internazionale si è messa in moto per portare aiuti d'emergenza e macchinari all'Indonesia colpita di nuovo da un terremoto, che il 28 marzo scorso ha devastato l'isola di Nias. Si fa più chiara la mappa del disastro: centinaia di morti sono stati ritrovati anche nelle sperdute isole Banyak, tra Nias e Simeuleu. "Siamo stati informati di un numero tra i 200 e i 300 morti a Banyak. Ma non abbiamo ancora notizie sul numero dei feriti e delle persone rimaste senza casa", ha detto Nerli Sulitiani, funzionario della protezione civile indonesiana. Nias ha subito gli effetti più gravi del sisma (8,7 gradi Richter); funzionari governativi dicono che almeno 1.000 persone sono morte sull'isola, ma il bilancio delle vittime potrebbe salire fino a 2 mila.

Nias e le Banyak si trovano a circa 1.400 Km a nordovest di Jakarta, al largo della costa occidentale di Sumatra.

Le operazioni di soccorso già avviate a Nias e Simeuleu incontrano crescenti ostacoli. Oltre a cibo, acqua pulita e medicinali, servono con urgenza mezzi pesanti in grado di recuperare i cadaveri seppelliti sotto le macerie; elettricità e telefoni sono fuori uso; le strade disastrate impediscono agli aiuti di arrivare a destinazione. Le provviste alimentari, inoltre, sono ferme a Medan per problemi tecnici.

Intanto promesse e disponibilità per aiutare l'Indonesia nella gestione dell'emergenza continuano ad arrivare da molti paesi e organismi internazionali.

Le Nazioni Unite si sono dette pronte ad "aiutare la ricostruzione e a sostenere la gente indonesiana in questo difficile momento".

La rappresentanza Onu a Banda Aceh, la regione più colpita dallo tsunami nel dicembre scorso, ha inviato un team speciale nella isola di Simeuleu. Qui si teme che vi siano almeno 100 morti sotto le macerie. Sulla piccola isola sono arrivate anche tende e medicinali messi a disposizione dall' Onu , l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e dell'Alto commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR).

Oggi Singapore ha inviato 3 elicotteri militari Chinook a Medan, Nord Sumatra, con personale medico. La Cina ha promesso di donare 500 mila dollari in contanti a Jakarta, mentre la Croce Rossa 300 mila.

La Commissione esecutiva dell'Unione Europea ha annunciato l'invio di una squadra di valutazione dell'emergenza e se necessario manderà aiuti economici. Anche l'agenzia di soccorso inglese Oxfam International, già presente nella vicina Banda Aceh dopo lo tsunami del 26 dicembre, ha inviato i suoi esperti.

Tengku Rizal Nurdin, governatore di Nord Sumatra, ha reso noto che la Spagna invierà a Nias elicotteri militari, e manderà di nuovo le portaerei che, ferme nelle acque malaysiane, avevano da poco lasciato la provincia di Aceh.

Il presidente sudafricano, Thabo Mbeki, esprimendo il suo cordoglio per le vittime del disastro ha detto che il suo paese offrirà aiuti "nei limiti delle esigue risorse a disposizione".

Intanto l'esercito indonesiano (TNI) ha deciso di dispiegare almeno 5 battaglioni per i soccorsi a Nias. Jakarta ha ordinato che 3 navi della marina militare raggiungano l'isola per portare medicinali e cibo alla popolazione. In progetto anche la costruzione su una delle navi di un ospedale mobile di primo soccorso. (MA-MH)

Terremoto in West Papua: il bilancio provvisorio è di 4 morti e 34 feriti

05/01/2009 12:33
INDONESIA

di Mathias Hariyadi
Migliaia di sfollati hanno abbandonato le abitazioni per paura di nuovi crolli. L’area è isolata e rende difficoltose le operazioni delle squadre di soccorso intervenute nella zona. Una delegazione del governo si è recata sui luoghi della tragedia, fra le più povere e arretrate del Paese.

Jakarta (AsiaNews) – Una serie di forti scosse di terremoto hanno colpito ieri la provincia di West Papua, causando la morte di quattro persone e il ferimento di altre 34. Per far fronte all’emergenza il governo indonesiano ha inviato una delegazione di ministri e alti ufficiali nella zona della tragedia, ma le operazioni di soccorso appaiono difficili perché l’area è isolata e difficile da raggiungere. Il sisma principale, di magnitudo 7,6 della scala Richter, è stato localizzato 150 km a nord-ovest di Manokwari, capoluogo di provincia, a una profondità di 35 km nel sottosuolo.

Secondo i dati forniti Agenzia nazionale per la gestione dei disastri naturali sono oltre 130 gli edifici danneggiati, mentre migliaia di persone hanno abbandonato le loro case per paura di nuove scosse di assestamento e il rischio di uno tsunami.

Priyadi Kardono, rappresentante della protezione civile, avverte che il numero delle vittime e la stima dei danni è provvisoria e potrebbe aumentare nelle prossime ore a causa delle difficoltà nel raggiungere i luoghi più colpiti: fra questi le città di Manokwari e Sorong. Secondo fonti locali, a Manokwari sono andati distrutti due hotel: il Mutiara Sanggeng e il Kali Dingin Wosi.

La povertà delle abitazioni, la maggior parte delle quali in legno, ha contribuito ad aggravare il bilancio della tragedia. Molti abitanti della provincia vivono in aree remote difficili da raggiungere con i mezzi. Uno dei pochi servizi di trasporto che collegano la zona è garantito da una società cattolica, la quale opera dei collegamenti utilizzando aerei ultraleggeri.

Nonostante la ricchezza del sottosuolo, in cui abbondano petrolio, gas naturali, oro e legname, gli oltre 800mila abitanti della West Papua – situata nella parte occidentale dell’isola della Nuova Guinea – sono stati a lungo trascurati dal governo indonesiano; la zona è fra le più arretrate del Paese ed è segnata da malnutrizione e sottosviluppo.

Terremoto nella West Papua: decine di morti e migliaia di case distrutte

06/02/2004 10:58
Indonesia
Colpite anche una scuola e una chiesa cattolica dei gesuiti. Per far giungere gli aiuti occorrono 2-3 giorni di cammino.

Jakarta (AsiaNews) Un potente terremoto d'intensità 6.9 Richter ha scosso la provincia di Nabire nella zona ovest dell'isola di Nuova Guinea (ex provincia di Iran Jaya) al mattino del 7 febbraio. Il bilancio delle vittime finora è di 23 morti. L'ospedale di Nabire, molti edifici e ponti e sono stati danneggiati. Cifre ufficiali parlano di 100 feriti, ma esperti hanno detto ad AsiaNews che vi sono almeno 600 feriti gravi.

Muhamad Son Ani, capo della polizia di Nabire è riuscito a contattare il centro d'informazione del governo a Jakarta: "Vi sono 23 morti, ma il numero sta crescendo. Queste cifre si riferiscono solo alla città, ma vi sono centri abitati all'esterno che non si riesce a contattare perché le linee telefoniche sono tagliate". "I residenti, ha detto, per paura delle scosse di assestamento, che si susseguono, rimangono fuori degli edifici, con tende di fortuna".

Il capo della polizia ha spiegato che 62 feriti sono stati curati e rilasciati; 30 sono in un ospedale militare e 60 sono ricoverati all'ospedale civile, anch'esso danneggiato profondamente.

Il bilancio dei morti è destinato a salire perché anche molti villaggi in zone remote sono stati devastati. Molte aree sono lontane dalla città e si possono raggiungere solo a piedi, in 2-3 giorni di cammino.

Il liceo Adhi Luhur, retto dai gesuiti indonesiani, appena costruito, è fortemente danneggiato; anche la chiesa di "Cristo, nostro Amico", dove lavora il gesuita p. Suharyoso, ha subito molti danni. L'elettricità è interrotta.

Nabire, a circa 500 km da Jayapura, ha circa 26 mila abitanti. La città è a 7 km dall'epicentro del terremoto ed è situata sulla costa nord dell'isola di Papua a 2 mila km a nord-est di Jakarta.

Il sisma ha colpito anche le città vicine di Enarotali e Manokwari. Il dott. B. Rumbiak, capo della stazione di meteorologia di Nabire, ha detto che finora vi sono state 11 scosse di assestamento.

Nell'area vi sono le miniere Grasberg, per l'estrazione di rame e di oro, possedute dalla Rio Tinto e dalla Freeport-McMoRan Inc. Un loro portavoce a Jakarta ha detto che il terremoto è stato percepito ma non ha causato alcun danno. Le miniere si trovano a 175 km dall'epicentro.

Abitanti dei villaggi vicini alla Baia di Cendrawasih affermano di aver assistito a un tsunami, un'onda anomala, ma non vi sono altre conferme.

Secondo l'Agenzia di Geofisica di Nabire, la scossa maggiore, di 6.9 grandi Richter è durata 30 secondi e seguita immediatamente da altre 9 scosse. Il suo epicentro era a 7 km a est di Nabire e a 75 km di profondità.

L'Indonesia, l'arcipelago più numeroso del mondo, è spesso vittima di terremoti, essendo situata sull'oceano Pacifico nel cosiddetto "Anello di Fuoco", un insieme di archi vulcanici e fosse oceaniche che circondano il bacino del Pacifico. (MH)

Premio per i diritti umani a sacerdote indonesiano fra i ribelli della Papua

10/12/2009 13:23
INDONESIA

di Mathias Hariyadi
P. Johannes Jonga dal 2001 è parroco nel distretto di Keerom teatro di scontri tra gruppi separatisti ed esercito. Incontra e aiuta i ribelli in fuga e sostiene le popolazioni locali davanti ai soprusi di militari e multinazionali. Il presidente della Indonesian Human Right Commission elogia il suo operato portato avanti “nonostante le minacce degli ufficiali militari”.

Jakarta (AsiaNews) - P. Johannes Jonga Pr, 51enne sacerdote indonesiano, ha vinto l’edizione 2009 del Yam Thiam Hien. Il prestigioso premio nazionale è attribuito a chi si distingue per l’impegno nella promozione della pace e del rispetto dei diritti e della dignità della persona. P. Jonga, diocesano di Jayapura, viene insignito del riconoscimento per la sua opera tra la popolazione della provincia di Papua.
Dal 2001, il sacerdote originario di Manggarai è parroco della chiesa di St. Michael a Waris. La piccola città del distretto di Keerom sorge nella zona di confine con la Papua Nuova Guinea e p. Jonga ha dovuto fare i conti con le tensioni tra i ribelli dell’Organisasi Papua Merdeka (Opm). ed esercito sin dall’inizio della sua missione.
Nella provincia di Papua, la più ad est dell’Indonesia, dal 1965 i separatisti dell’Opm chiedono l’indipendenza della regione da Jakarta. Per molti ribelli la regione di Keerom è una zona franca, l’ultimo rifugio prima della fuga oltre confine in Papua Nuova Guinea. P. Jonga negli anni ha incontrato molti di loro costretti a vivere come randagi braccati dai militari. Senza badare alla loro militanza egli li ha soccorsi nel bisogno e soprattutto ha fatto proprie le rivendicazioni delle popolazioni locale davanti ai soprusi dei soldati o di alcune multinazionali.
Per la sua opera tra i locali il sacerdote si è attirato addosso le ire di molti militari. Oggi Ifdhal Kasim, presidente della Indonesian Human Right Commission e membro della giuria del Yap Thiam Hien, spiega che p. Jonga ha meritato il premio per il suo “servizio umanitario a favore della popolazione locale nonostante le minacce degli ufficiali militari, soprattutto quando la Papua è stata dichiarata ‘zona di guerra’ a causa delle sporadiche incursioni di gruppi separatisti dell’Opm”.

Tuesday 1 December 2009

Mother Theresa's Prayer




Hi - I am picking 17 people who have touched my life and who I think would want to receive this. Please send it back to me (You'll see why).

In case you are not aware, Saint Theresa is known as the Saint of the Little Ways, meaning she believed in doing the little things in life well and with great love. She is represented by roses. May everyone who receives this message be blessed.




Saint Theresa's Prayer


May today there be peace within.
May you trust God that you are exactly where you are meant to be.
May you not forget the infinite possibilitie s that are born of faith.
May you use those gifts that you have received, and pass on the love that has been given to you.
May you be content knowing you are a child of God. Let this presence settle into your bones, and allow your soul the freedom to sing, dance, praise and love.
It is there for each and every one of us.


Isaiah 40:30,31 Even youths grow tired and weary, and young men stumble and fall; but those who hope in the LORD will renew their strength. They will soar on wings like eagles; they will run and not grow weary, they will walk and not be faint.